Il ministero dell'Economia deve ridurre il numero dei suoi uffici. Così vuole il ministro Tommaso Padoa-Schioppa, così è scritto nella Finanziaria dello scorso anno. È stato redatto un piano che prevede la chiusura di 40 sedi in altrettanti capoluoghi di provincia italiani.
Il piano indica una lista di 58 città candidate alla chiusura. Fra queste andranno scelte le 40 sedi da sopprimere. Nell'elenco sono compresi anche uffici di un certo rilievo, a Latina per esempio ci sono 185 dipendenti. Ovviamente l'operazione non prevede licenziamenti, il personale sarà trasferito ad altre amministrazioni della stessa città: gli uffici giudiziari, le agenzie fiscali. Le funzioni invece verrebbero spostate nella sede del capoluogo più vicino.
Questo è il progetto di Padoa-Schioppa e dei suoi capi del personale (prima Giancarlo Del Bufalo, adesso Giuseppina Baffi). Ma esiste anche una proposta alternativa, caldeggiata dai sindacati. Invece di chiudere 40 sedi, non se ne potrebbero dimezzare 110? Ogni sede del Tesoro è divisa in due: c'è una "direzione provinciale servizi vari" e una "ragioneria provinciale". Anziché lasciare oltre un terzo delle province italiane senza uffici del Tesoro, si potrebbero accorpare direzioni e ragionerie in tutta Italia, riducendo dappertutto gli organici e le spese d'affitto. I risparmi sarebbero gli stessi, forse persino superiori, ma il ministero resterebbe presente in tutto il territorio nazionale.
Il tema è stato affrontato anche alla Camera, durante l'esame della Finanziaria. I deputati hanno approvato un ordine del giorno che impegna il governo a valutare l'ipotesi degli accorpamenti in alternativa alle soppressioni. Il governo ha "accolto come raccomandazione" il documento.
Che valore ha questo ordine del giorno? Di solito documenti del genere sono pezzi di carta destinati a restare negli archivi di Montecitorio.
Nei prossimi mesi probabilmente sapremo quali sono le 40 sedi da chiudere.
mercoledì 19 dicembre 2007
Un'ipotesi alternativa per il Tesoro
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