venerdì 22 maggio 2009

Gli aumenti della sanità, contratto 2008-2009

Ecco la tabella con gli aumenti e gli arretrati previsti dal nuovo contratto della sanità 2008-2009.

(Cliccare per ingrandire)

La bozza di accordo è stato firmato dall'Aran e dai sindacati (Cgil inclusa) la scorsa settimana. Se tutto si svolgerà normalmente, entro due mesi il contratto dovrebbe entrare in vigore, quindi l'aumento dovrebbe scattare presumibilmente dalla busta paga di agosto. C'è da dire però che il ministro Brunetta non ha gradito questo accordo (da lui giudicato troppo generoso) e sta contestando l'operato dell'Aran. Questo potrebbe comportare qualche ritardo nella procedura.

Clamoroso: anche Brunetta dorme


La notizia l'abbiamo letta oggi su "La Stampa" di Torino: anche Brunetta dorme. L'evento straordinario, documentato da uno scatto fotografico, si è verificato giovedì durante l'Assemblea della Confindustria. Secondo il giornalista Mattia Feltri, il ministro si sarebbe addormentato proprio mentre parlava Silvio Berlusconi; ma il particolare non ha ancora avuto conferme ufficiali, e suona più che altro come una malignità.

Noi invece vogliamo aggiungere un nostro sincero apprezzamento per l'accaduto. Renato Brunetta finora aveva sempre interpretato il personaggio dell'uomo dinamico e pieno di energia, quello che frusta i suoi diretti collaboratori se non corrono abbastanza, che sgrida i giornalisti quando arrivano in ritardo alle conferenze stampa, uno che non perde tempo e non ammette le perdite di tempo altrui. Il suo piglio energico è servito a produrre norme di legge e comunicati stampa in quantità industriale, guadagnandogli il titolo di ministro più attivo della storia della Repubblica. Ma francamente ce lo aveva reso anche un tantino antipatico.

Ora abbiamo avuto la possibilità di vedere con i nostri occhi il lato umano del ministro Brunetta. Di questo dobbiamo essere grati alla prontezza di riflessi di un fotografo, e alla comodità delle poltrone dell'Auditorium di Roma.

Ecco il testo ufficiale del decreto (e la Cisl rifà pace con Brunetta)

Sono passati un po' di giorni dall'ultimo post, e chi ha letto i giornali sa che cosa è successo nel frattempo. Dopo una lunga trattativa con gli altri ministeri (in particolare con il Tesoro di Tremonti), Brunetta è riuscito a chiudere il testo del suo decreto, modificandolo in diversi punti. Le modifiche, che poi esamineremo, sono più o meno quelle che avevamo già annunciato. Inoltre il ministro ha promesso che, prima dell'entrata in vigore del provvedimento, ci sarà un incontro con i sindacati. Sulla base di questo impegno, e dei cambiamenti al testo, la posizione della Cisl si è nuovamente ammorbidita.

Brunetta è tornato a essere "l'amico Renato", i dipendenti pubblici cislini gli hanno riservato una buona accoglienza al loro congresso di categoria (anche se ogni tanto è volato qualche fischio), Bonanni e Faverin hanno smesso di alzare la voce e si dichiarano soddisfatti. Insomma, tutto è tornato come prima, se non fosse per una novità: il contratto nazionale della sanità firmato da tutti i sindacati Cgil compresa. Ne parleremo nel prossimo post.

Ma vediamo adesso che cosa è cambiato nel decreto Brunetta dopo le correzioni apportate.

Il 25-50-25. Il meccanismo che obbliga le amministrazioni a distribuire le risorse degli integrativi in modo molto selettivo è stato smussato. Nelle singole amministrazioni sarà possibile applicare una ripartizione dei fondi meno drastica. Il sistema scritto nel testo finale del decreto è particolarmente complesso, semplificando potremmo riassumere così: si potrà allargare la platea della cosiddetta "fascia alta", cioè quelli che prendono il premio annuale massimo; allo stesso tempo si potrà ridurre la differenza economica fra il premio massimo e il premio per la "fascia media"; infine, sarà possibile attribuire un piccolo premio anche alla "fascia bassa" (i dipendenti giudicati più scarsi), anziché punirli con l'azzeramento totale del salario accessorio.
Tutto questo si potrà fare attraverso un accordo con i sindacati. E' chiaro però che, in mancanza di un'intesa, l'amministrazione è obbligata ad applicare il meccanismo standard previsto dalla legge: un quarto del personale con il 100% del premio, metà del personale con il 50% del premio, un quarto con lo 0%. I sindacati insomma saranno costretti a trattare e a cercare un accordo, altrimenti scatta la tagliola del 25-50-25.

Accorpamenti dei contratti. Come previsto, i dipendenti pubblici non contrattualizzati sono stati esclusi dall'accorpamento dei contratti e dalle altre norme che riguardano i sindacati. Polizia, forze armate, vigili del fuoco, corpo forestale conservano la loro autonomia.

La Presidenza. Il contratto autonomo della Presidenza del Consiglio probabilmente si salverà, non sarà accorpato a quello dei ministeri. Nell'ultimo capitolo del decreto, sotto il titolo "Norme finali e transitorie", c'è una frase molto significativa, anche se di lettura non semplicissima: si parla di "uno o più decreti" in cui si dovranno determinare "limiti e modalità di applicazione delle disposizioni [...] alla Presidenza del Consiglio", e si ricorda la "peculiarità del relativo ordinamento, che discende dagli articoli 92 e 95 della Costituzione". Traducendo in italiano, l'articolo si può interpretare cos^: Palazzo Chigi è un organo costituzionale e quindi deve avere un contratto a parte.

Gli insegnanti. Anche per il personale docente della scuola è prevista un'eccezione: a loro non si applicheranno le nuove regole sulla valutazione e sulla distribuzione dei premi di produttività. Ci vorrà un decreto a parte, e nelle decisioni dovrà essere coinvolta anche la Gelmini, ministro della Pubblica amministrazione.

Riguardo al contratto della Scuola, invece, il decreto per adesso conferma la decisione iniziale: deve essere accorpato a quello dei ministeri, delle agenzie e degli enti previdenziali. Stessa sorte per la Sanità, da unire al contratto degli enti locali. Ma è molto probabile che nella versione definitiva del provvetimento questi due comparti verranno salvati. Probabilmente la decisione sarà presa dopo che si sarà svolto il promesso incontro con i sindacati.

mercoledì 13 maggio 2009

Brunetta va dalla Cisl, e pensa già a come cambiare (poco) il decreto

Mentre scriviamo questo post Renato Brunetta sta salendo sulla sua auto blu in direzione di Fiuggi, dove interverrà al congresso della Cisl Funzione pubblica. E' escluso che ci possano essere contestazioni (contrariamente a quanto sembra sia avvenuto al congresso dei medici Cisl: secondo i racconti dei testimoni, quando il ministro Sacconi ha nominato il suo collega di governo sarebbe partita una salva di fischi).
La domanda è: che cosa è disposto a offrire Brunetta alla Cisl per convincerla a rientrare nella schiera degli "amici"? Per adesso sembrerebbe poco. Anche perché la Cisl per adesso sta chiedendo molto. Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal segretario generale Raffaele Bonanni sono impegnative, il decreto legislativo del governo viene bocciato praticamente in toto.
Nel frattempo si sa per certo che il ministro e i suoi tecnici stanno lavorando a una serie di correzioni da apportare al provvedimento. Correzioni richieste da altri ministri, ma anche da singole amministrazioni, o da settori speciali della pubblica amministrazione. Vediamo di che si tratta.

La regola del 25-50-25. E' forse il punto più importante del decreto. Stando al testo portato da Brunetta in Consiglio dei ministri, tutte le amministrazioni d'ora in poi dovranno distribuire il salario accessorio secondo uno schema prefissato: premio intero al 25% dei dipendenti, i bravissimi; premio dimezzato al 50%, i normali; zero premio al 25%, i presunti fannulloni (chiedo scusa per aver usato questa parola, che detesto). E' un modello molto rigido, che molti contestano, a cominciare da quelle amministrazioni che i premi differenziati ce li hanno già: abbiamo il nostro sistema che funziona bene da anni - dicono - perché ci costringete a cambiarlo?
Ieri uno dei tecnici più vicini a Brunetta, l'economista Leonello Tronti, ha annunciato al Forum Pa che nel testo finale la norma sarà resa più flessibile. Sarà infatti prevista la possibilità di deroga: nelle singole amministrazioni si potrà concordare con il sindacato un meccanismo diverso, senza i limiti fissi del 25-50-25.

Non contrattualizzati. Il ministro Maroni si è lamentato con Brunetta, e i sindacati di polizia hanno emesso un comunicato per protestare contro il decreto. Anche loro (come Cgil, Cisl, Uil e Confsal) contestano le norme che riducono pesantemente il potere di intervento dei sindacati. E' del tutto probabile che alla fine verranno accontentati: dal testo finale del decreto potrebbe essere tagliata tutta la parte che riguarda il personale non contrattualizzato, cioè appunto la polizia, i militari, i prefetti, i diplomatici. Loro si salveranno, tutti gli altri dipendenti pubblici no.

Sanità e scuola (e forse Presidenza). Un altro punto controverso è quello che riguarda l'accorpamento dei contratti. La bozza iniziale del decreto parla di due soli grandi contratti, uno per lo Stato centrale e un altro per le amministrazioni decentrate. E' facile immaginare la reazione, per esempio, del mondo della scuola, che si ritroverebbe improvvisamente senza un contratto tutto suo. Oppure della sanità, con infermieri e medici costretti a entrare negli stessi ranghi dei dipendenti comunali. In realtà il vero obiettivo di Brunetta è un po' meno ambizioso: pare che si punti ad arrivare a quattro contratti, cioè Stato, Scuola, Enti locali e Sanità. C'è però un'incognita: la Presidenza del Consiglio. E' un comparto piccolissimo, che in teoria non avrebbe alcuna ragione di sopravvivere, ma che ha (per evidenti motivi) molte possibilità di farsi sentire nelle stanze che contano. Nel testo del decreto potrebbe spuntare qualche frasetta per salvare il contratto della Presidenza, anche se Brunetta di suo sarebbe contrario.

Stipendi dei dirigenti. Secondo il decreto, d'ora in poi nella busta paga del dirigente la quota legata al risultato dovrà valere almeno il 30% dello stipendio totale. Le amministrazioni non sono d'accordo, anche quelle più vicine al governo. Ieri al Forum Pa il direttore del personale della Regione Lombardia Micele Camisasca ha fatto presente che, per come è scritto il testo ora, questo significherebbe ridurre il salario base dei dirigenti. Infatti se resta l'obbligo di lasciare invariata la spesa, per portare l'indennità di risultato al 30%bisognerebbe abbassare l'indennità di posizione (quella che il dirigente riceve a prescindere, e che è proporzionata all'importanza del suo incarico). Alla richiesta ha risposto anche stavolta positivamente Leonello Tronti: siamo d'accordo, questo punto sarà cambiato. Il tetto del 30% resterà, ma diventerà obbligatorio solo alla fine del 2016. Così ci sarà tutto il tempo per adeguarsi, spostando gli aumenti dei prossimi anni più sull'indennità di risultato che sulle altre voci. E poi non si esclude di aprire una breccia alla regola dell'invarianza di spesa. Scommettiamo che anche questa riforma sarà un'occasione per aumentare gli stipendi dei dirigenti?

venerdì 8 maggio 2009

Uno statale punito perché ha parlato con Santoro

Un dipendente pubblico, dopo una notte passata a soccorrere le vittime del terremoto, parla alle telecamere di "Annozero". E l'amministrazione apre un procedimento disciplinare a suo carico. La storia di Pier Giorgio Cortesi, agente del Corpo forestale, raccontata sul Messaggero.it

Adesso la Cisl si fa sentire

"Il confronto è assolutamente indispensabile". Giovanni Faverin, segretario della Cisl Funzione pubblica, ha diffuso ieri un po' a sorpresa un comunicato stampa che annuncia una richiesta rivolta dal suo sindacato a Brunetta: "La Cisl Fp, che dal 13 maggio sarà in congresso a Fiuggi, anticipa la richiesta al Ministro di un tavolo di confronto sui decreti attuativi della cosiddetta Riforma Brunetta".

La tattica del bastone
. Il tono di voce suona piuttosto diverso da quello che avevamo descritto nel nostro post di qualche giorno fa. Faverin definisce "indispensabile un vero confronto con le forze sociali disponibili", invita il ministro a "mettere da parte la tattica 'bastone e opinione pubblica'”, denuncia le "strategie mediatiche che giocano sull’effetto annuncio", e avverte: "in un piano di rilancio delle amministrazioni pubbliche, non ci può essere spazio per finalità punitive a priori che colpiscano i tanti dipendenti pubblici che si impegnano e fanno bene il proprio lavoro”.

La risposta. La mossa di Faverin probabilmente vuole dare una risposta a quanti, dentro la Cisl, vedevano la posizione del sindacato troppo appiattita sulla linea del governo. A questo punto, un ministro intelligente dovrebbe accogliere la richiesta del sindacato che finora lo ha più aiutato. Dovrebbe cioè, come si suol dire, "aprire un tavolo". E poi a quel tavolo dovrebbe concedere qualche cosa, fare sua qualche proposta del sindacato. Per dimostrare che la disponibilità verso il governo produce qualche frutto, altrimenti un sindacato che tratta a fare?

Il congresso della Cisl Fp. Pare che al congresso della Cisl Fp Brunetta sarà presente. Vedremo.

mercoledì 6 maggio 2009

Facebook vietato per gli statali

A qualcuno potrà non fregargliene di meno, ma per qualcun altro è sicuramente una brutta notizia. Ieri Brunetta ha fatto sapere che sui computer degli uffici pubblici sarà messo un filtro per impedire ai dipendenti di collegarsi con Facebook. Le dichiarazioni del ministro si possono leggere qui.
Brunetta sostiene che "uno dei luoghi di maggior utilizzo del famoso social network siano proprio le postazioni pubbliche". Sarebbe interessante sapere da dove abbia ricavato questa informazione.

domenica 3 maggio 2009

La Cisl condivide la linea di Brunetta, anzi "l'amico Renato"

Finora ha solo scherzato: adesso Brunetta comincia a fare sul serio. Venerdì prossimo porterà in Consiglio dei ministri il decreto legislativo, cioè la sua vera riforma. Altro che gli interventini sulle assenze o le chiacchiere sui precari, ora arrivano le norme che cambieranno alla radice il lavoro e la contrattazione nelle amministrazioni. I contenuti del decreto sono stati anticipati in questo articolo sul Messaggero.it.
Qui su PUBBLICO DOMINIO vogliamo concentrarci su un aspetto marginale ma non irrilevante: l'atteggiamento della Cisl verso la riforma in corso.

Le proteste degli statali. In coda all'articolo che ho linkato si possono leggere i commenti inviati dai lettori del Messaggero.it. Molti sono dipendenti pubblici che se la prendono con Brunetta, e fin qui c'è poco da stupirsi. Ma ci sono anche diversi dipendenti pubblici che non rivolgono le loro critiche tanto al ministro, quanto alla Cisl. Sono presumibilimente attivisti di altri sindacati (c'è chi ad esempio si firma "Cub"), ma qualcuno dei commenti sembra provenire dall'interno del sindacato di Bonanni. Come quel lettore che ha scelto lo pseudonimo "Ex Cisl" e che a quanto si capisce annuncia addirittura una scissione e la nascita di una nuova sigla.

Cosa vuol dire? L'episodio vale per quello che è. I commenti inviati a un sito internet ovviamente non hanno significato statistico e non rappresentano un campione di alcunché. E' difficile misurare la diffusione del malcontento nella Cisl, potrebbe essere confinato a una scarsa minoranza di iscritti e simpatizzanti, che del resto non hanno mai fatto sentire la loro voce in circostanze ufficiali. Ciò che la lettura di questi commenti segnala però è che ormai la posizione di Bonanni e del segretario di categoria Giovanni Faverin viene generalmente identificata con quella di Brunetta e del governo.

Identità di vedute. Bisogna dire che Faverin e gli altri dirigenti della Funzione pubblica non fanno molto per distinguere le loro idee da quelle del ministro. In passato era già successo che il fronte del sindacato confederale si spaccasse (anche se nel pubblico impiego in verità è la prima volta che accade); ma quando sceglievano di firmare senza la Cgil, i cislini non rinunciavano mai a un atteggiamento dialettico e se necessario polemico nei confronti del governo, quantomeno nella forma. Adesso invece nelle posizioni pubbliche della Cisl sembra quasi che la vera controparte sia diventata la Cgil. Mentre si esibisce una grande omogeneità di vedute con Brunetta.

La lettera. Nelle comunicazioni interne poi l'affinità di intenti fra il sindacato e il ministro della Pubblica amministrazione viene messa ancora più in rilievo. Mi è capitato ad esempio di leggere una lettera inviata ai dirigenti della categoria Fps dal segretario nazionale Daniela Volpato. Nell'allegare la bozza del decreto Brunetta, la Volpato scrive: "Lo schema di decreto rappresenta l’avvio del percorso applicativo della legge delega n. 15/2009 di riforma delle Pubbliche Amministrazioni e del lavoro pubblico di cui condividiamo obiettivi e strategie". Una precisazione che chiarisce una volta per tutte la linea del sindacato, a scanso di equivoci.

Una specie di lapsus. Si può essere più espliciti di così? Sì, e lo ha dimostrato alcuni giorni fa il segretario generale Faverin, intervenendo a un seminario pubblico. Cito testualmente un passaggio del suo discorso: "E' la sfida che abbiamo lanciato con l'accordo di secondo livello e con l'abbracciare anche molte delle proposte di Renato Brunetta. Proposte che io condivido, e lo dico. Lasciamo stare il modo, la strategia di comunicazione, cioè l'usare l'opinione pubblica come elemento di spinta perché avvengano le cose. Io ne sono intimamente convinto". Subito dopo Faverin pronuncia una frase che inizialmente suona come una specie di lapsus: "Se Renato ha il coraggio di dire..." Fra i presenti qualcuno lo interrompe: e chi sarebbe questo Renato? Il segretario non si tira indietro e risponde: "Renato è Brunetta, Renato è il mio amico Renato Brunetta".