domenica 3 maggio 2009

La Cisl condivide la linea di Brunetta, anzi "l'amico Renato"

Finora ha solo scherzato: adesso Brunetta comincia a fare sul serio. Venerdì prossimo porterà in Consiglio dei ministri il decreto legislativo, cioè la sua vera riforma. Altro che gli interventini sulle assenze o le chiacchiere sui precari, ora arrivano le norme che cambieranno alla radice il lavoro e la contrattazione nelle amministrazioni. I contenuti del decreto sono stati anticipati in questo articolo sul Messaggero.it.
Qui su PUBBLICO DOMINIO vogliamo concentrarci su un aspetto marginale ma non irrilevante: l'atteggiamento della Cisl verso la riforma in corso.

Le proteste degli statali. In coda all'articolo che ho linkato si possono leggere i commenti inviati dai lettori del Messaggero.it. Molti sono dipendenti pubblici che se la prendono con Brunetta, e fin qui c'è poco da stupirsi. Ma ci sono anche diversi dipendenti pubblici che non rivolgono le loro critiche tanto al ministro, quanto alla Cisl. Sono presumibilimente attivisti di altri sindacati (c'è chi ad esempio si firma "Cub"), ma qualcuno dei commenti sembra provenire dall'interno del sindacato di Bonanni. Come quel lettore che ha scelto lo pseudonimo "Ex Cisl" e che a quanto si capisce annuncia addirittura una scissione e la nascita di una nuova sigla.

Cosa vuol dire? L'episodio vale per quello che è. I commenti inviati a un sito internet ovviamente non hanno significato statistico e non rappresentano un campione di alcunché. E' difficile misurare la diffusione del malcontento nella Cisl, potrebbe essere confinato a una scarsa minoranza di iscritti e simpatizzanti, che del resto non hanno mai fatto sentire la loro voce in circostanze ufficiali. Ciò che la lettura di questi commenti segnala però è che ormai la posizione di Bonanni e del segretario di categoria Giovanni Faverin viene generalmente identificata con quella di Brunetta e del governo.

Identità di vedute. Bisogna dire che Faverin e gli altri dirigenti della Funzione pubblica non fanno molto per distinguere le loro idee da quelle del ministro. In passato era già successo che il fronte del sindacato confederale si spaccasse (anche se nel pubblico impiego in verità è la prima volta che accade); ma quando sceglievano di firmare senza la Cgil, i cislini non rinunciavano mai a un atteggiamento dialettico e se necessario polemico nei confronti del governo, quantomeno nella forma. Adesso invece nelle posizioni pubbliche della Cisl sembra quasi che la vera controparte sia diventata la Cgil. Mentre si esibisce una grande omogeneità di vedute con Brunetta.

La lettera. Nelle comunicazioni interne poi l'affinità di intenti fra il sindacato e il ministro della Pubblica amministrazione viene messa ancora più in rilievo. Mi è capitato ad esempio di leggere una lettera inviata ai dirigenti della categoria Fps dal segretario nazionale Daniela Volpato. Nell'allegare la bozza del decreto Brunetta, la Volpato scrive: "Lo schema di decreto rappresenta l’avvio del percorso applicativo della legge delega n. 15/2009 di riforma delle Pubbliche Amministrazioni e del lavoro pubblico di cui condividiamo obiettivi e strategie". Una precisazione che chiarisce una volta per tutte la linea del sindacato, a scanso di equivoci.

Una specie di lapsus. Si può essere più espliciti di così? Sì, e lo ha dimostrato alcuni giorni fa il segretario generale Faverin, intervenendo a un seminario pubblico. Cito testualmente un passaggio del suo discorso: "E' la sfida che abbiamo lanciato con l'accordo di secondo livello e con l'abbracciare anche molte delle proposte di Renato Brunetta. Proposte che io condivido, e lo dico. Lasciamo stare il modo, la strategia di comunicazione, cioè l'usare l'opinione pubblica come elemento di spinta perché avvengano le cose. Io ne sono intimamente convinto". Subito dopo Faverin pronuncia una frase che inizialmente suona come una specie di lapsus: "Se Renato ha il coraggio di dire..." Fra i presenti qualcuno lo interrompe: e chi sarebbe questo Renato? Il segretario non si tira indietro e risponde: "Renato è Brunetta, Renato è il mio amico Renato Brunetta".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

dito nella piaga per cislina assolutamente pentita. Sindacato è uguale a tutela dei lavoratori e libertà ideologica e politica dai governi di turni.La mia sigla non incarna più questi principi ed è sfacciatamente filogovernativa. Brunetta ha massacrato la P.A. ed i dipendenti e continuerà a farlo senza che qualcuno abbia mosso un dito. Farebbe bene Faverin ad andarsene anzichè evocarlo...se c'è una scissione significa che c'è qualcuno ancora dotato di spirito critico.Benvenga!

Anonimo ha detto...

sono cislina da quando sono entrata nella P.A. ed ora sto pensando seriamente di cambiare sindacato...non vorrei neanche parlare della distruzione operata dal prof.Brunetta nei confronti dei dipendenti statali e di quello che succederà se avrà luce il suo ultimo ddl...ma del silenzio assordante delle OO.SS. di comparto.
nella fattispecie sono poi allibita dalla presa di posizione dei rappresentanti sindacali del della mia sigla (G.Faverin e non solo)che addirittura ne condividono obiettivi e strategie. Cisl filogovernativa,ed è vergognoso...alla faccia del sindacato libero ed attento ai cambiamenti...

Giovanni ha detto...

I commenti dei lettori ad un articolo possono essere statisticamente irrilevanti. Ma è di un'evidenza solare come la CISL e la UIL siano sdraiate sulla linea di Brunetta e di questo governo Berlusconi, al punto da apparire a qualunque osservatore non prevenuto come la cosa più simile a sindacati gialli che da tempo si sia vista in questo Paese.

Nella mia realtà di pubblico impiego locale, non solo le due succitate organizzazioni ma anche la CGIL perseguono una politica di assoluto appiattimento sulla linea del potere locale, a sua volta succube di Brunetta (per la stessa ragione, su scala più piccola, per la quale Brunetta bastona i dipendenti pubblici su scala nazionale: pesa di più il voto di qualche centinaio o migliaio di dipendenti pubblici o quello di milioni di cittadini che è facilissimo aizzare contro l'impiego pubblico?).

Insieme alla sindrome di Stoccolma che sembra avere fagocitato la CISL, anche questa sottomissione di tutti i confederali locali al verbo di Brunetta e dei suoi emuli e satrapi sarebbe da indagare. Mentre viene totalmente ignorata dai media.

Il motivo per cui le proteste interne sembrano non esistere? Semplice: mentre i confederali (che RdB/CUB non a torto chiama "consociativi") adottano pubblicamente un profilo bassissimo, essi mirano a rinforzare la presa sui tesserati a livello individuale, incentivando, o comunque certo non ostacolando, il ricorso alla richiesta di favori personali - in assenza di rivendicazioni collettive. In altre parole: se come portatori di istanze collettive i confederali non osano più esporsi, possono sempre funzionare sottotraccia come collettori di esigenze o richieste individuali, quelle dei tesserati, da presentare all'amministrazione perché voglia benevolmente prenderle in considerazione. Ai grandi riti dello sciopero e della protesta, magari (Dio volesse) alla francese, ormai decisamente impopolari nella meravigliosa Italia di B & B, si sostituiscono quelli più domestici e tradizionalmente italiani del Mi Manda Picone, del sussurro all'orecchio, della telefonata di scambio, del do ut des sottobanco. In questo la CISL è probabilmente imbattibile, e ciò spiega sia la maggioranza dei consensi che continua a riscuotere nel pubblico impiego, dove i rivoluzionari non sono legione, sia il silenzio di quasi tutti i tesserati in merito allo scandaloso connubio tra Ministero e sindacato.

Infine un commento sulle novità di Brunetta riguardo l'incentivazione dei dipendenti. Oltre ad essere un formidabile spot a favore del lecchinismo e del servilismo di corridoio - ovviamente, prenderà di più chi più e meglio leccherà - e una nuova ricca prebenda per i bonzi che andranno a valutare i dipendenti, il nuovo sistema provocherà una reazione che non occorre essere un (quasi, sempre molto quasi) Premio Nobel per immaginare. Io lavoro bene, e mi danno il 50%? Perfetto, da quel momento la mia prestazione calerà del 50%. Lavoro bene, e non mi danno niente? Benissimo, non darò al lavoro un solo minuto del mio tempo e uno solo neurone del mio cervello in più del minimo indispensabile per sopravvivere in ufficio. Così almeno ci sarà un accordo perfetto tra valutazione, incentivazione e prestazione.