mercoledì 15 aprile 2009

Brunetta e il terremoto: lo Stato c'è, gli statali no

In questo blog cerchiamo di concentrarci soprattutto sui fatti, ma quando una politica è fatta prevalentemente di chiacchiere diventa a volte inevitabile occuparsi anche delle parole. In questi giorni di tragedia e di emergenza abbiamo sentito tanta retorica sull'efficienza dei soccorsi in Abruzzo e sul generoso impegno dei soccorritori. Quasi tutti hanno tessuto l'elogio dei "volontari della Protezione civile", come se la Protezione civile non fosse composta anche di dipendenti pubblici.

Ma le dichiarazioni che più colpivano erano quelle del ministro Brunetta. Il quale ha rimarcato con orgoglio che nelle zone colpite dal terremoto "lo Stato c'è". Ha detto proprio così, "lo Stato". Non gli statali. Quelli esistono solo quando le cose funzionano male. Quando invece funzionano bene allora lo Stato non è più composto di persone. Non esistono più i vigili del fuoco, i medici, gli infermieri, gli impiegati e i funzionari ministeriali che partecipano ai soccorsi, i dipendenti delle amministrazioni locali. C'è solo lo Stato. Che poi nelle parole del ministro diventa sinonimo di "il governo". Insomma, per essere più espliciti, secondo Brunetta quello che ha funzionato in Abruzzo è stato Brunetta stesso. Anzi no, il merito va condiviso con il sottosegretario Bertolaso, che peraltro è anche "il migliore capo della Protezione civile d'Europa".

Una dimenticanza? Colui che (impropriamente) si definisce "il capo del personale di 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici" di fronte a una prova decisiva per le strutture della pubblica amministrazione si dimentica di ringraziare le persone di cui si proclama direttore. Nelle famose aziende private tante volte portate ad esempio da Brunetta in genere non funziona così. Qualunque manager prima o poi fa i complimenti ai suoi dipendenti. Ma probabilmente non si tratta di una dimenticanza. L'esperienza di questo primo anno di governo ha dimostrato che l'attacco allo statale fannullone paga molto in termini di consenso, mentre l'elogio dello statale lavoratore è molto meno redditizio. E' un ragionamento che abbiamo già fatto in passato su PUBBLICO DOMINIO, e che probabilmente è stato fatto anche dal ministro.

Post scriptum. Ma siamo poi sicuri che in Abruzzo ci sia stata tanta efficienza? Personalmente, non sono in grado di pronunciarmi. Per esprimere un giudizio attendibile bisognerebbe essere stati sul posto, aver visto di persona cosa sta accadendo, e poi avere vissuto l'esperienza di altri terremoti passati in Italia, e magari anche di altre calamità avvenute all'estero, per poter fare il paragone con ciò che accade in questi casi negli altri paesi. Può darsi che dai diversi confronti alla fine la "macchina dei soccorsi" abruzzese risulti davvero molto ben congegnata, ma escludo che le tante lodi ascoltate in questi giorni siano il frutto di analisi approfondite e competenti. Certo, non basta aver visto un servizio al telegiornale per sentenziare che in Abruzzo "le cose hanno funzionato".

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