domenica 8 marzo 2009

Renato Brunetta, il più amato dagli italiani

Non si può dire che il governo di centrodestra non stia mantenendo le promesse, almeno nel pubblico impiego. Avevano accusato Prodi di concedere aumenti troppo generosi ai dipendenti pubblici, soprattutto con i contratti integrativi? Una volta arrivati al governo hanno concesso aumenti molto limitati sul salario fisso, e addirittura tagliato il salario accessorio. Avevano denunciato l'eccesso di potere di cui godevano Cgil Cisl e Uil? Ora hanno limitato le possibilità d'intervento del sindacato, sottraendo alla contrattazione molti aspetti normativi e salariali, e assumendo quasi tutte le decisioni in modo unilaterale. Avevano contestato la "stabilizzazione" dei precari programmata dal ministro Nicolais? Non solo la stabilizzazione non si farà più, ma una legge in via d'approvazione ordina di mandare a casa tutti i lavoratori atipici in servizio da più di tre anni.

Una poltrona che dà popolarità. Adottando questa politica, il ministro della Pubblica amministrazione è diventato l'esponente più apprezzato del governo, stando a quanto dicono i sondaggi. In verità tutti i suoi predecessori si erano guadagnati una certa popolarità negli anni passati. Chiunque sia passato per la Funzione pubblica è riuscito a farsi un nome, anche figure poco conosciute come Luigi Mazzella o Angelo Piazza hanno ottenuto consensi e spazi su giornali, altri come Sabino Cassese o Franco Bassanini sono diventati vere star, altri come Frattini sono partiti dall'incarico della Funzione pubblica per intraprendere una grande carriera politica.

Il caso Brunetta. Rispetto agli altri però Brunetta si distingue per almeno due motivi.
Primo - i predecessori di Brunetta si sono tutti presentati, chi più chi meno, come difensori del personale pubblico, in particolare quando si trattava di ottenere più soldi per i contratti; Brunetta invece ha interpretato il suo ruolo in modo opposto.
Secondo - se è vero che tutti i ministri della Funzione pubblica hanno goduto di una certa popolarità, è altrettanto vero che la percentuale di consensi ottenuta da Brunetta non ha precedenti per il titolare di un dicastero di secondo piano. E forse il merito va proprio a questo suo piglio da castigatore.

Cosa rende di più. Difendendo i dipendenti pubblici ci si può forse guadagnare la stima di 3 milioni di persone (e non è neanche detto). Invece prendendoli a frustate si ottiene l'applauso sicuro degli altri 57 milioni di italiani. Da un punto di vista elettorale, è evidente quale sia la scelta più conveniente.
Resta da vedere che cosa succederà quando, nel giro di qualche anno, il ministro dovrà cominciare a rispondere dei risultati ottenuti. Di fronte a un ufficio pubblico, un ospedale, un asilo comunale che non funziona, potrà ancora Brunetta cavarsela buttando la croce addosso ai fannulloni?

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