venerdì 28 novembre 2008

Presidenza del Consiglio, 600 € di indennità (ma non di aumento)

Novità in arrivo per le buste paga della Presidenza del Consiglio. Nel nuovo contratto nazionale (che dovrebbe essere firmato entro il mese di dicembre) sarà prevista una "indennità di specificità organizzativa", che ammonterà mediamente a 600 euro lordi mensili. Per saperne di più si può leggere l'articolo pubblicato dal Messaggero.it (lo trovate in fondo a questo post).

La notizia è stata riportata anche da alcuni quotidiani. "Il manifesto" le ha dedicato addirittura la prima pagina, con il titolo "Brunetta card". Sotto al titolo si legge: "Dal ministro anti-fannulloni 600 € mensili d'aumento per la casta dei suoi dirigenti... A tutti gli altri dipendenti pubblici solo 70 euro".
Per amore della verità, bisogna precisare che:

- I 600 euro dell'indennità non possono essere in alcun modo accostati ai 70 euro di aumento previsti per i ministeriali. I dipendenti della Presidenza avranno un aumento analogo a quello di tutti gli altri dipendenti pubblici (cioè il 3,2% per un biennio). L'indennità invece è una nuova voce della busta paga che assorbirà altre voci già esistenti. In altre parole, non farà aumentare la retribuzione media del personale della Presidenza.

- Quello che cambierà con questo contratto nazionale è che sarà stabilizzata in busta paga una somma forfettaria uguale per tutti (fatte salve le differenze di area e fascia economica), usando soldi che in precedenza venivano distribuiti secondo criteri meritocratici (almeno in teoria). Insomma si distribuiscono "a pioggia" risorse che prima erano destinate alla produttività.

- E' sbagliato dire, come fa "Il manifesto", che Brunetta ha introdotto un'indennità "per la casta dei suoi dirigenti". Innanzitutto perché il contratto non riguarda i dirigenti, bensì impiegati e funzionari. Poi perché soltanto una piccola quota del personale di Presidenza lavora con Brunetta alla Funzione pubblica. In realtà, più che Brunetta sono interessati agli esiti di questo contratto Silvio Berlusconi e il segretario generale di Palazzo Chigi Mauro Masi.

* * *
Questo è l'articolo pubblicato il 25 novembre sul Messaggero.it


Presidenza del Consiglio, per i dipendenti
orario di 38 ore e 600 euro di indennità


di Pietro Piovani
ROMA (26 novembre) – Un'indennità mensile che in media ammonterebbe a oltre 600 euro, ma che per i funzionari più alti in grado può arrivare anche a 900 euro. È la ricompensa che dovrebbero ricevere i
2.500 dipendenti della Presidenza del Consiglio, in cambio di un allungamento dell'orario di lavoro settimanale: 38 ore, anziché 36 come per gli altri ministeriali. Così ha disposto il governo nella sua direttiva per il rinnovo dei contratti nazionali. Il cambiamento dunque dovrebbe avvenire quando sarà
firmato il nuovo contratto, cosa che dovrebbe avvenire nel giro di qualche settimana.

In realtà, per i lavoratori di Palazzo Chigi e delle altre sedi presidenziali non si tratterebbe di una novità assoluta. Già da qualche anno il 90 per cento del personale ha adottato volontariamente un orario prolungato di 39 ore e quaranta minuti, ottenendo in cambio una consistente indennità. Si potrebbe
dunque dire che il nuovo contratto comporterà una riduzione dell'orario, se non fosse che fra il vecchio e il
nuovo regime si segnala una differenza sostanziale: oggi la settimana di 39 e passa ore è solo un'eventualità, nel senso che il dirigente «può chiedere» all'impiegato di lavorare un po' di più ma può anche non chiederlo; domani invece le 38 ore diventeranno un obbligo da rispettare tutte le settimane. Per il dipendente resta comunque la possibilità di non aderire al nuovo orario, rinunciando all'indennità.

Le risorse con cui si pagano i 600 euro medi sono grosso modo le stesse con cui fino a qualche anno fa venivano pagati gli straordinari. In passato infatti i dipendenti della Presidenza erano gli unici a poter contare su una rilevante voce aggiuntiva in busta paga legata alle ore lavorate in più. Il passaggio dal sistema degli straordinari a quello dell'indennità fissa forfettaria arriva quasi in coincidenza con l'installazione dei tornelli per controllare le presenza. Anche per questo la Cgil (che alla Presidenza è esclusa dalle trattative, non avendo un sufficiente numero di iscritti e di voti) commenta la notizia con
sarcasmo: «Al “personale caro” può essere riconosciuta una sorta di indennità-tornello», commenta il segretario della Fp-Cgil Carlo Podda. «Mi chiedo se non debba essere estesa a tutti gli altri lavoratori». Alle dichiarazioni della Cgil ha replicato il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, ricordando che questa indennità non farà aumentare la retribuzione complessiva media dei dipendenti della Presidenza, visto che utilizzerà risorse già esistenti per altre voci della busta paga.

Va detto che la cifra finale dell'indennità non è ancora stata concordata con precisione. Dovranno discuterne l'Aran (in rappresentanza del governo) e i sindacati. È probabile che al tavolo della trattativa l'Aran provi a utilizzare solo una parte delle risorse disponibili per premiare l'allungamento dell'orario, proponendo di destinare i soldi restanti per incentivare la produttività. Oltre all'indennità il nuovo contratto prevederà il normale aumento di stipendio, con una rivalutazione pari al 3,2% rispetto al salario attuale.

domenica 23 novembre 2008

Per Abatecola, il Mef salva troppe poltrone da dirigente

Prendendo spunto dalla circolare della Ragioneria di cui ho parlato nel post precedente, Roberto Abatecola ha inviato a PUBBLICO DOMINIO un intervento sulla riorganizzazione del ministero dell'Economia.
Abatecola può ormai essere considerato un opinionista assiduo di questo blog. Per chi non conoscesse la sua biografia, può essere utile leggere un vecchio post di gennaio (si trova qui).

Ecco dunque la nuova lettera del dottor Abatecola.

Caro Piovani, ho letto il suo interessante articolo sul Messaggero del 19.11 “uffici pubblici, sarà un 2009 di tagli”. In particolare nel capitolo sul Personale, lei fa riferimento alla circolare della ragioneria generale che ricorda gli obblighi previsti dalle legge: riduzione del numero dei dirigenti, spostamento del personale dai compiti logistico strumentali ai compiti più legati alla missione dell’amministrazione ecc.
Peccato che in mattinata avevo letto il D.M. del Ministero dell’economia e delle finanze predisposto in attuazione del DPR 43/2008 concernente la riorganizzazione del Ministero, e sono rimasto colpito dal numero di uffici che sono adibiti alla gestione del personale. Premesso che si tratta della gestione di circa 10000 dipendenti centrali e periferici, vediamo brevemente quanti uffici , ovviamente diretti da personale dirigente di prima e seconda fascia, si dedicano a tale attività:
- Primo dipartimento (direzione generale del tesoro): pag. 3 ufficio di raccordo con il dipartimento dell’amministrazione generale
- Secondo dipartimento (ragioneria generale) Pag. 17 sempre ufficio di raccordo con il dipartimento affari generali.
- Terzo dipartimento (dipartimento politiche fiscali) pag. 54 ha più uffici che si occupano sempre di gestione risorse umane
Veniamo al quarto dipartimento ossia al dipartimento affari generale e del personale diretto da un Capo Dipartimento e da 5 dirigenti generali di prima fascia :
A pagina 69 leggiamo che ci sono 4 uffici alle dirette dipendenze del capo dipartimento, nonchè ben 7 dirigenti con l’incarico di consulenza, studio e ricerca. Inoltre a pagina 75 è descritta l’organizzazione di una direzione centrale per le politiche del personale (diretta da un dirigente generale) con ben 7 uffici diretti da dirigenti di seconda fascia.
Infine a pagina 76 è prevista un’altra direzione generale per i servizi al personale , sempre diretta da un dirigente generale) con altri 11 uffici diretti da dirigenti di seconda fascia
Tralasciando che in ogni dipartimento è previsto un ufficio per il controllo di gestione dipartimentale, sintetizzando possiamo dire che per la gestione delle risorse umane del MEF, circa 10.000 dipendenti) sono previsti:
1 capo dipartimento
5 dirigenti generali di prima fascia
34 dirigenti di seconda fascia

Facendo il confronto con l’Inpdap che gestisce circa 6500 dipendenti con un dirigente generale e 3 dirigenti di seconda fascia, non mi sembra che il MEF sia il miglio esempio di riorganizzazione ai fini dello snellimento degli organici.
Ovviamente sarebbe ancora più interessante leggere la delicatissime e numerosissime competenze degli altri uffici ma questo richiederebbe una competenza specifica sugli argomenti che solo gli addetti ai lavori possono comprendere. Io qualche risata l’ho fatta. Per chiudere penso che questo era il momento giusto per procedere ad un vero snellimento dell’organizzazione riducendo il numero di uffici e quindi di dirigenti, considerata la possibilità di usufruire delle agevolazioni previste dalla legge 133( legge Brunetta) per favorire i pensionamenti anticipati dei dirigenti con 40 anni di servizio e per coloro per i quali mancano 5 anni per il diritto alla pensione. Cordiali saluti.

Roberto Abatecola

Per la Ragioneria, il taglio agli stipendi resta in vigore

Mercoledì scorso sul Messaggero ho riferito di una circolare diffusa dalla Ragioneria generale dello Stato. La circolare ribadisce le misure di risparmio sulle spese delle amministrazioni, sia le spese di funzionamento sia quelle per il personale.

Il testo non contiene grandi novità, si limita a ribadire quanto già è stato scritto nel decreto finanziario di Tremonti e nella precedente Finanziaria di Padoa-Schioppa. C'è però un capitoletto intitolato "Contrattazione integrativa" che non è passato inosservato. La Ragioneria ha voluto ribadire che, in base alla normativa vigente, i fondi di amministrazione (i famosi FUA) sono decurtati. Nella circolare non si fa alcun accenno all'accordo che il governo ha sottoscritto con Cisl, Uil e Confsal. Cioè quel documento con cui il governo si è impegnato a recuperare i soldi tagliati.

Naturalmente, questo non significa che i soldi non saranno recuperati. L'impegno è stato firmato dal sottosegretario Gianni Letta e da due ministri, si suppone che a Palazzo Chigi ci sia tutta l'intenzione di onorarlo. La circolare però testimonia come al ministero dell'Economia il problema non si consideri affatto risolto. Il ministro Tremonti non ha voluto mettere il suo nome sull'accordo con i sindacati, e per il Tesoro la questione delle risorse è ancora tutta da discutere.

giovedì 20 novembre 2008

L'agenzia per la meritocrazia, che 8 milioni si porta via

Lo sapevate che nel disegno di legge Brunetta è prevista fra l'altro l'istituzione di una agenzia per il merito nella pubblica amministrazione, più o meno come quella che aveva proposto tempo fa il professor Pietro Ichino? E lo sapevate che questa agenzia, secondo il testo in discussione al Senato, dovrebbe costare 8 milioni l'anno? E lo sapevate che di questi soldi una buona fetta, almeno un milione e mezzo se non di più, è destinata a retribuire i cinque esperti che daranno vita all'agenzia, pari a una media di almeno 300 mila euro a cranio? Sapevatelo!
Ecco l'articolo pubblicato sul Messaggero.

Ancora sul contratto e sulle "fasce"

Sono stato rimproverato da alcuni sindacalisti per l'ultimo post che ho scritto. Io dicevo che nessuno, né nei sindacati né al Dipartimento Funzione pubblica, aveva saputo spiegarmi che cosa volevano dire quelle sigle che si leggono nelle tabelle del nuovo contratto dei ministeri (II F 3, III F 1, eccetera). "Se lo chiedevi a me, te lo spiegavo", mi ha detto qualcuno dopo aver letto il post. Evidentemente mi sono rivolto ai sindacalisti sbagliati, comunque non avevo alcuna intenzione di fare polemica: anche nei sindacati, come in qualunque altra organizzazione, ognuno ha il suo ruolo e i suoi compiti, c'è chi si occupa dell'impostazione "politica" (in senso buono) e chi si concentra su numeri e tabelle.

Mi è stato anche rimproverata una piccola imprecisione linguistica. Ho usato il termine "fasce" in modo sbagliato. Non è vero che le fasce corrispondono alle vecchie "aree". Le aree continuano a chiamarsi aree: prima erano "area A", "area B" e "area "C", adesso "area 1", "area 2" e "area 3". Le fasce invece sono le posizioni economiche all'interno di ciascuna area.

martedì 18 novembre 2008

Ministeri, ecco gli aumenti del contratto 2008-2009 (con le nuove qualifiche)

Questa è la tabella con tutti gli aumenti del 2009 e l'una tantum degli arretrati 2008. Per ingrandirla bisogna cliccarci sopra.


Nel nuovo contratto nazionale dei ministeri si trovano in allegato, come in tutti i contratti, le tabelle con gli aumenti e con le nuove retribuzioni annue.
Quando ho letto per la prima volta le tabelle mi è saltata agli occhi una cosa che non capivo. Nel contratto 2008-2009 non si trovano più le qualifiche che tutti conosciamo, B2, B3, C1 e così via. Da questo biennio i livelli professionali e retributivi sono espressi con una classificazione completamente nuova: si va dalla posizione più bassa I F 1 a quella più alta III F 7. E che roba è?

Ho rivolto la domanda a molte persone: sindacalisti, alti dirigenti del Dipartimento Funzione pubblica. Nessuno ha saputo rispondermi. Per capirci qualche cosa ho dovuto rivolgermi all'Aran. Così ho scoperto che con questo contratto si è deciso di adottare un nuovo ordinamento, articolato come quello vecchio ma con due differenze. La prima è una differenza solo nominale: quelle che prima si chiamavano "aree" (area A, area B, area C) d'ora in poi si chiameranno fasce (I F sta per prima fascia). La seconda novità invece è sostanziale: all'interno di ciascuna fascia si istituiscono una o due posizioni economiche in più.

Che cosa cambia concretamente per i dipendenti? Provo a spiegare quello che credo di aver capito io (anche se all'Aran non me l'hanno detta proprio così).
Prima un dipendente di area B, una volta arrivato alla posizione economica più alta (B3-S) non poteva sperare più in un avanzamento. Per salire doveva essere ammesso all'area C, e per fare il salto di area bisogna aspettare che venga bandito un concorso. Adesso invece quel dipendente, divenuto II F 4, avrà davanti a sé altri due possibili gradini economici da scalare con discreta facilità.

Dunque nella nuova classificazione ci sono cinque caselle vuote, cioè momentaneamente prive di personale: una nella prima fascia, due nella seconda e due nella terza. Dovrebbero riempirsi nei prossimi anni.

All'Aran mi hanno spiegato che fra "area" e "fascia" ci sarebbe anche una differenza normativa, ma qui ho paura di essermi proprio perso. Non voglio neanche provare a ripetere quello che ho sentito: mi fermo qui.

P. S. In verità le posizioni economiche divise in fasce non sono una novità di questo contratto. Erano state introdotte dal contratto precedente, biennio 2006-2007, ma non erano ancora state utilizzate nelle tabelle degli aumenti, se non per il contratto delle Agenzie fiscali. In effetti i dipendenti conoscono già da tempo la loro nuova posizione economica, perché possono leggerla sulla busta paga.

giovedì 13 novembre 2008

Firmato il contratto dei ministeri: i soldi vanno tutti sul salario fisso

Ieri sera è stato firmato il contratto nazionale dei ministeri. Rispetto al pre-accordo di Palazzo Chigi c'è una novità: l'aumento di 70 euro andrà tutto sul salario tabellare. In altre parole i soldi vengono distribuiti, come si suol dire, "a pioggia". Per i premi di produttività in questo contratto non ci saranno aumenti, le risorse dei fondi di amministrazione restano quelle di prima.

E' un risultato che Cisl e Uil possono vantarsi di aver ottenuto al tavolo delle trattative con l'Aran. Per quanto riguarda invece la controparte, cioè il governo, va sottolineato come in questo primo anno di legislatura si sia deciso di destinare tutte le risorse disponibili allo stipendio fisso. Al salario da distribuire con criteri meritocratici si è riservata qualche attenzione solo come possibile fonte di risparmio: i fondi di amministrazione per il governo andavano tagliati, e se alla fine si salveranno sarà solo per l'insistenza dei sindacati.

Il ministro Brunetta ha motivato queste scelte con la scarsa fiducia che il governo ripone negli attuali meccanismi di distribuzione del salario variabile. In altre parole, i soldi che ci sono vengono spesi male, non servono a premiare realmente il merito, quindi per adesso si possono ridurre. Se ne potrà riparlare in seguito, quando saranno riformati i criteri di misurazione della produttività.
Certo è che per adesso di riforme concrete non se ne vedono. E l'accordo sui ministeri firmato ieri non sembra proprio quel "contratto innovativo" che il ministro aveva promesso poco tempo fa (come documenta questo lancio dell'agenzia Adnkronos). E se proprio si tratta di innovare Brunetta ha scelto di seguire un'altra strada: il disegno di legge delega in discussione al Senato, e soprattutto i successivi decreti delegati. Le nuove regole per il personale pubblico verranno introdotte dal governo per via legislativa. Senza dover discutere con i sindacati.

E' arrivato il nuovo "Conto annuale".

E' uscito il nuovo "Conto annuale" della Ragioneria generale. Il "Conto annuale" è il censimento più completo e attendibile sulla popolazione dei dipendenti pubblici italiani, l'unico che riesce a registrare i dati provenienti da tutte (o quasi tutte) le amministrazioni italiane.

Il difetto di questa rilevazione è che richiede molto tempo. Le cifre pubblicate oggi sono aggiornate al 31 dicembre del 2007, ed è già un risultato notevole perché in un passato non troppo lontano i dati venivano raccolti ed elaborati non con mesi bensì con anni di ritardo. E' la natura stessa del censimento a richiedere tempi lunghi: ricevere le informazioni da 10 mila diverse amministrazioni, accertarsi che queste informazioni siano omogenee e che le cifre siano raffrontabili, è un lavoro che non si può sbrigare in pochi giorni.

Di recente il Dipartimento Funzione pubblica si è messo in competizione con la Ragioneria. Per iniziativa del ministro Brunetta, ha cominciato a compiere le rilevazioni per proprio conto, in particolare sulle assenze per malattia, ottenendo nel giro di poche settimane dati abbastanza indicativi. Il lavoro della Funzione pubblica è sicuramente interessante. Consente di avere informazioni discretamente attendibili con aggiornamento mensile. Ma bisogna sempre ricordare che fra queste rilevazioni e il "Conto annuale" c'è la stessa differenza che esiste fra un sondaggio (compiuto su un campione statistico) e un censimento (che interpella un'intera popolazione). Ovvero, per fare un paragone ancora più esplicito: i dati di Brunetta sono come i sondaggi pre-elettorali, il "Conto annuale" sono le elezioni.

Detto questo, dal "Conto annuale 2007" è emerso un dato quasi storico: l'anno scorso c'è stato un sensibile calo nel numero dei dipendenti pubblici e nella spesa per il personale. La riduzione di spesa è in parte l'effetto temporaneo di un anno di vuoto contrattuale. La riduzione degli organici invece è un fatto reale, e sarebbe interessante osservare come il governo precedente sia riuscito a snellire (almeno per un anno) il personale pubblico senza creare grosse tensioni né conflitti sindacali.

Chi vuole approfondire l'argomento può leggere l'articolo pubblicato sul Messaggero, corredato anche di una tabella. In questo articolo ho potuto estrarre solo poche cifre di sintesi dalla mole di tabelle e di notizie che il "Conto" può offrire. Di sicuro il rapporto della Ragioneria sarà lo spunto di altre riflessioni nei giorni a venire.

lunedì 10 novembre 2008

In Veneto la Cgil ce l'ha con i "finocchi", la Cisl si offende e minaccia querela

La disputa fra Cgil e Cisl si fa sempre più animosa, e forse ormai non fa neanche più notizia. La Cisl si lamenta per la veemenza verbale che stanno dimostrando i sindacalisti e i militanti della Cgil durante le manifestazioni di questi giorni.
In Veneto, la regione da cui proviene Giovanni Faverin (prossimo segretario generale della Fp Cisl), si è arrivati persino a minacciare azioni legali.

L'episodio che ha scatenato la lite è un video-intervento diffuso dalla Cgil veneta attraverso un blog chiamato Radio 18 (ormai la battaglia sindacale si combatte su internet, almeno nel pubblico impiego). Un esponente locale della Fp-Cgil, tale Giuseppe Franchi, avrebbe pronunciato fra l'altro la seguente frase: "Cisl e Uil hanno fatto i finocchi con i culi dei lavoratori".
L'espressione ha fatto molto arrabbiare il segretario della Fp Cisl Veneto, Daniele Dal Cortile, che ha annunciato querela. La Cgil ha subito inviato una lettera di scuse, e a quanto si capisce l'incidente si può considerare chiuso.

Come sono cambiati i tempi. Appena un anno fa, Bonanni ed Epifani insieme sul palco di Piazza San Giovanni davano del "Pinocchio" al governo Prodi. Oggi invece i sindacati si danno del finocchio l'un l'altro.

Questo Beppe Franchi della Cgil deve essere un tipo particolarmente creativo. Nel già menzionato sito Radio 18 compare anche come attore, in un curioso filmettino di propaganda per le elezioni delle Rsu.


P.S. In un articolo pubblicato sul Messaggero, ho confuso il ruolo di Daniele Dal Cortile definendolo "segretario regionale della Cgil Funzione pubblica". Chiedo scusa qui, non avendo avuto la possibilità di farlo sul giornale. Mi consolo pensando che non sono l'unico a sbagliare. La Cisl nel suo comunicato ufficiale ha sbagliato il nome di Giuseppe Franchi: lo ha chiamato Giovanni. In effetti nella Fp-Cgil esiste un Giovanni Franchi, ma lavora in Toscana e si occupa di polizia penitenziaria.

venerdì 7 novembre 2008

Un sindaco in difesa dei dipendenti pubblici

Una notizia che non ha avuto grande eco sui giornali nazionali.

Laura Puppato, sindaco di Montebelluna (Treviso), ha fatto sapere che rinuncerà a un giorno di paga in segno di solidarietà con i dipendenti pubblici.
"La messa all'indice dei dipendenti pubblici - spiega - mi trova in completo disaccordo". La Puppato difende in particolare i dipendenti degli enti locali. "Questo atteggiamento di generica riprovazione mette sullo stesso piano persone che, con passione, dedizione, competenza e disponibilità, spesso sotto pagate, svolgono meritorio lavoro a favore di collettività diverse".

martedì 4 novembre 2008

Il protocollo Brunetta è un successo per il governo, un affare per i contribuenti, una fregatura per i dipendenti pubblici

E' ora di dare un giudizio sul protocollo d'intesa siglato da governo e sindacati. Quelle tre pagine segnano l'inizio di una nuova epoca per i dipendenti pubblici italiani, e non si può non esprimere una valutazione. Chi scrive su questo blog non fa parte del governo, né di un partito di maggioranza, né di uno di opposizione, né di un sindacato, e non è neppure un dipendente pubblico. Perciò è libero di dire la sua senza essere influenzato da alcun interesse personale.
Analizzerei il testo del protocollo a seconda dei punti di vista.

1. Per i dipendenti pubblici.
Chi lavora in un'amministrazione pubblica non troverà in questo accordo molte ragioni per gioire. Firmandolo i sindacati hanno di fatto rinunciato a un anno di aumenti (nel 2008 ci saranno soltanto gli 8 euro della vacanza contrattuale) e hanno dato il via libera a un contratto nazionale da 70 euro lordi mensili (di cui 60 di aumento di stipendio vero e proprio e 10 da distribuire con i contratti integrativi). Sono cifre che gli stessi sindacati firmatari consideravano fino a pochi giorni fa una miseria. Vi ricordate che cosa si diceva nei posti di lavoro appena qualche mese fa, quando furono firmati i contratti dell'ultimo biennio? Malumori fra i dipendenti, assemblee di fuoco, crisi di coscienza fra i sindacalisti, dirigenti di Cgil-Cisl-Uil contestati, e alle Agenzie fiscali addirittura si andò vicini alla bocciatura del contratto. In alcuni comparti la Confsal (che oggi ha aderito alla proposta di Brunetta) si rifiutò di firmare. All'epoca si trattava di un aumento medio da 101 euro lordi, ma tutti i dipendenti pubblici la consideravano "un'elemosina". Eppure gli stipendi si rivalutavano del 4,5, cioè più dell'inflazione, mentre con l'accordo di Brunetta la rivalutazione sarà del 3,2%, cioè molto meno di quanto crescerà il costo della vita (si veda questa tabella).
La Cisl e la Uil ribattono: sì, ma grazie a questo accordo abbiamo recuperato i soldi che Tremonti aveva tagliato dai fondi di amministrazione. E' vero. Ma è come dire che si è ottenuto il risultato di avere quello che si aveva già. Si è accettata una perdita di potere d'acquisto per non dover subire un danno ancora maggiore. Non mi sembra un grande successo. Senza contare che, siglando la pace con il governo, Cisl e Uil hanno di fatto rinunciato a difendere quei 50-60 mila precari destinati a rimanere disoccupati fra meno di un anno.

2. Per i contribuenti.
Quelli che forse dovrebbero gioire sono gli altri italiani. Coloro che non lavorano per il settore pubblico, e che pagano le tasse. Il contratto da 70 euro, unito alla riduzione degli organici programmato per i prossimi anni, farà risparmiare parecchi soldi allo Stato. Ridurre il costo del personale è una cosa molto negativa per il personale, ma molto positiva per il paese. In questo momento vanno di moda le ricette economiche keynesiane, e tutti consigliano al governo di aumentare la spesa pubblica per sostenere i consumi e favorire la ripresa. Ma per Keynes - che era un genio - la spesa pubblica non era mica tutta uguale: c'è spesa e spesa. Personalmente, rimango dell'idea che lo Stato italiano ha ancora bisogno di ridurre le sue spese correnti (cioè pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici), mentre le poche risorse disponibili andrebbero concentrate sugli investimenti (cioè ferrovie, porti, reti tecnologiche, ricerca scientifica, volendo anche istruzione). Un investimento è una spesa che mi garantirà un reddito maggiore nel futuro. Una spesa corrente è una spesa e basta.
Certo, non tutti i contribuenti sono uguali. Per i lavoratori autonomi, un risparmio sui contratti pubblici è sicuramente un affare. Per i dipendenti delle imprese invece il discorso è più complesso: risparmieranno sulle tasse, ma ci rimetteranno sui loro stipendi, perché il 3,2% di rivalutazione concesso ai pubblici farà da parametro per i contratti nazionali dei privati.

3. Per il governo.
Non c'è dubbio: dalla vertenza sul pubblico impiego chi esce sicuramente vincitore è il governo. Con il protocollo d'intesa si è garantito un biennio di moderazione salariale. Ma soprattutto, è riuscito a spaccare il fronte dei sindacati confederali. E' un successo politico. Isolare la Cgil è stato sin dall'inizio un obiettivo primario del centrodestra, soprattutto di quell'area del centrodestra che fa capo a Sacconi e Brunetta. Con la Cgil e la Cisl che si fanno la guerra, il Partito democratico si trova in forte imbarazzo. Lo si è visto già lo scorso 25 ottobre al Circo Massimo: Walter Veltroni ha potuto sfogarsi sulla scuola (dove i sindacati sono rimasti uniti) ma riguardo al pubblico impiego è dovuto rimanere sul generico, per evitare di scontentare l'una o l'altra confederazione.
Per il governo Berlusconi, un accordo separato senza la Cgil ha un valore politico altissimo. Ecco perché Brunetta ha ottenuto il via libera da Palazzo Chigi, nonostante l'opposizione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che non voleva concedere neppure quei pochi soldi necessari a raggiungere l'accordo.

Ma dei contrasti fra Tremonti e Brunetta parleremo nei prossimi giorni.