sabato 29 marzo 2008

Lettera appassionata a tutti i dipendenti pubblici

Cari dipendenti pubblici che leggete (sempre più numerosi) il blog PUBBLICO DOMINIO,

io non sono un vostro collega, non ho mai lavorato in un'amministrazione né statale né locale. Ma da quasi quindici anni seguo le vostre vicende, le storie che avvengono nei vostri uffici, le aspirazioni di chi ci lavora, i cambiamenti, le ingiustizie, le conquiste, le cose belle e quelle brutte. Ora, da osservatore esterno ma appassionato, vorrei rivolgere un appello a tutti voi. O più che altro, invitarvi a una riflessione.

Da quando ho cominciato a occuparmi di questi argomenti, ho sempre ricevuto lettere e telefonate di impiegati pubblici scontenti dei loro stipendi. "Le faccio vedere la mia busta paga!" è la frase che più spesso mi sono sentito ripetere.
Le proteste erano quasi sempre giustificate. Difficile dare torto a un funzionario laureato, con venti anni di carriera e incarichi di una certa responsabilità, che guadagnava (mica tanti anni fa) circa un milione e mezzo di lire al mese, cioè 700-800 euro.

Le buste paga dello Stato e degli enti locali non sono mai state un gran che. Eppure non si era mai avvertito un sentimento di insoddisfazione e di rabbia come quello che regna oggi nel pubblico impiego. Basti guardare a ciò che sta accadendo alle agenzie fiscali: il dibattito acceso sul nuovo contratto nazionale, la rivolta contro i sindacati che l'hanno firmato, la tentazione di respingere un accordo che pure porterebbe un centinaio di euro in più al mese.

I dipendenti delle agenzie hanno le loro motivazioni. Le riassume abbastanza bene una lettera che mi ha inviato nei giorni scorsi Antonella Di Giacomo e che ho aggiunto come commento a un post precedente (potete leggerla qui)

Io però vorrei rivolgere ai dipendenti delle agenzie, e anche agli altri lavoratori pubblici italiani, una domanda forse sgradevole, ma sentita: siete proprio sicuri che le cose in questi anni vi stiano andando così male? Certo, il carovita, le bollette, i famosi rincari di cui parlano ossessivamente tutti i giorni i telegiornali... Ma facendo un confronto con gli altri italiani, i dipendenti pubblici hanno davvero ragione di lamentarsi?

Le cifre ci dicono che fra il 2000 e il 2006 le retribuzioni nello Stato centrale sono aumentate del 25,2%, nelle amministrazioni decentrate addirittura del 32,7%. Nello stesso periodo l'inflazione è stata del 15%. Dunque in sei anni gli stipendi sono cresciuti il doppio dei prezzi. E nel periodo preso in considerazione ancora non sono inclusi gli aumenti del contratto 2006-2007.

Sicuramente qualcuno obietterà che l'inflazione ufficiale dell'Istat non è quella vera. Prendiamo pure per buona l'obiezione (non voglio qui addentrarmi in una complicata discussione macroeconomica). Però faccio notare che negli stessi anni gli altri lavoratori italiani, quelli delle imprese private, hanno visto crescere le loro buste paga molto meno: circa la metà. E quando vanno a fare la spesa, i dipendenti privati trovano gli stessi prezzi di quelli pubblici.

Qualcun altro mi scriverà indignato che, aumenti o non aumenti, lo statale continua a ricevere uno stipendio da fame ("le faccio vedere la mia busta paga!"). E avrà ragione, perché non c'è dubbio che il lavoro pubblico rimane tuttora sottopagato. Ma questo non toglie che la situazione non è peggiorata rispetto agli anni Ottanta o Novanta, anzi è leggermente migliorata.

Se io fossi un dipendente pubblico, proverei a fare un bilancio dell'ultimo decennio. Innanzitutto mi verrebbe il sospetto che, in fondo, i tanto bistrattati sindacalisti del pubblico impiego non abbiano fatto poi un lavoro così cattivo. Quanto meno si può dire che sono stati più bravi dei loro colleghi delle altre categorie.

Dopo di che, mi chiederei se sia il caso di tirare ancora una corda già molto tesa. Non si può dire che i dipendenti pubblici godano di grande popolarità nel paese. Giornali e televisioni li descrivono come una massa di nullafacenti, corrotti e ultra-sindacalizzati. In campagna elettorale tutti i partiti promettono di risparmiare sul personale, chi riducendo il numero di impiegati chi bloccando gli stipendi. Persino i comici si divertono a sfottere. Porto ad esempio un articolo di Paolo Villaggio pubblicato su "Panorama":

"La possibilità di licenziare i dipendenti statali sarebbe una notizia rivoluzionaria. Loro hanno un unico interesse: studiare una tattica quotidiana per non fare nulla, per insabbiare le pratiche ed evitare un lavoro noioso. Come? E' piuttosto facile. Innanzitutto, con un grande calendario da tavolo, si studiano tutte le possibilità di unire lunghi ponti con pochi giorni di malattia, per arrivare anche ai due mesi di vacanza in un anno."


Viviamo nell'epoca della guerra fra categorie: gli operai contro gli statali, gli statali contro i commercianti, i commercianti contro i bancari, i bancari contro gli operai... E tutti insieme contro i politici.
E' in questo assurdo clima nazionale che i dipendenti pubblici devono trattare i loro contratti. Cioè devono chiedere aumenti di stipendio da finanziare (non bisogna mai dimenticarlo) con le tasse pagate dagli altri cittadini italiani. I quali si sentono a loro volta sempre più poveri e chiedono di pagare meno tasse.

Le agenzie fiscali possono scegliere di dire no a un contratto da oltre 100 euro di aumento (e circa 2 mila euro di arretrati). Possono sostenere che quei soldi sono troppo pochi; possono opporsi al licenziamento dei corrotti colti in flagranza di reato; possono respingere i premi di produttività in favore di chi non fa assenze. Possono decidere come vogliono, perché questo è un loro diritto. E non c'è dubbio che, se vincessero i no, i sindacalisti firmatari del contratto avrebbero il dovere di dimettersi.
Ma cosa ne penserebbe l'opinione pubblica italiana? Quale sostegno troverebbero i dipendenti pubblici fuori dai loro uffici?

domenica 16 marzo 2008

Che cosa farà (forse) dopo le elezioni il prossimo governo Berlusconi

Pensate che gli aumenti di stipendio dell'ultimo decennio siano stati una miseria? Che sia vero o no, non avete idea di quello che vi aspetta per i prossimi cinque anni.

Per annusare l'aria che tira, può essere utile ascoltare il discorso che ha fatto l'altro giorno Renato Brunetta, ospite della Confcommercio a Cernobbio. (Gli amanti del genere possono trovarlo sul sito di Radio Radicale). Brunetta è uno degli economisti più ascoltati da Berlusconi, ed è sempre molto informato sulle intenzioni del Cavaliere.
Ecco in sintesi l'analisi del professor Brunetta:

"Il punto centrale è: tagliare la spesa corrente di un punto di pil all'anno." Per tagliare la spesa, "il primo e più importante intervento da fare" è "partire dalle dinamiche salariali del pubblico impiego. Perché non è possibile che le dinamiche salariali del pubblico impiego abbiano andamenti doppi di quelli dei settori esposti alla concorrenza". Insomma Brunetta segnala che gli stipendi dei dipendenti pubblici ("il settore per definizione più protetto dalla concorrenza") sono cresciuti molto più di quelli privati. Così succede da diversi anni, "quindi ci metto dentro tutti i governi".

Per Brunetta, il prossimo governo dovrà invece bloccare i salari del personale pubblico. Altro che gli aumenti da cento euro a biennio, che pure erano sembrati già insufficienti ai lavoratori delle amministrazioni (si vedano le turbolenze delle Agenzie fiscali). I contratti futuri devono essere magri, al massimo un po' di premi di produttività, e distribuiti in modo molto selettivo.

Così almeno la pensa Brunetta. Ma il programma economico del professore troverà parecchi ostacoli dopo il voto. Primo, bisogna vedere quanti senatori di vantaggio avrà effettivamente Berlusconi. Secondo, bisogna vedere come si comporteranno Fini e i suoi.

Domanda: ma è vero che i dipendenti pubblici hanno avuto aumenti doppi di quelli privati? La risposta in un prossimo post.

sabato 15 marzo 2008

Nel 2007 pochi aumenti e (incredibile!) meno tasse

Il Dipartimento per le Politiche fiscali ha reso noti i dati sulle entrate tributarie nel corso del 2007. In generale, i contribuenti italiani hanno pagato più tasse dell'anno prima. Ma per quello che riguarda l'Irpef colpisce la voce "ritenute sui dipendenti statali". L'aumento del gettito proveniente dal totale dei lavoratori pubblici (compresi quelli in pensione) è stato minimo: appena lo 0,5%. Niente rispetto ai dipendenti di imprese private (+3,1%) o ai lavoratori autonomi (+6,6%).

Che cosa significano queste cifre? La prima considerazione da fare è che l'incremento del gettito nel 2007 non è dovuto tanto a un inasprimento delle aliquote fiscali, bensì a una minore evasione. E' chiaro che gli evasori si trovano fra i lavoratori autonomi, fra le imprese che assumono lavoratori in nero, ma certo non nel pubblico impiego. Gli statali pagano le tasse oggi come le pagavano ieri e le pagheranno domani.

La seconda considerazione è che, se le aliquote non vengono alzate e non c'è evasione da recuperare, il gettito dell'Irpef può aumentare solo con un aumento dei redditi. Nel corso del 2007 le retribuzioni pubbliche sono rimaste quasi ferme, a causa dei ritardi nel rinnovo dei contratti. Di conseguenza si sono fermati anche gli incassi del fisco.

Ma queste prime due spiegazioni non bastano. E' vero che nel 2007 gli stipendi del personale pubblico sono cresciuti di poco, ma quel poco ammonta - stando alla recente "Relazione unificata" del Tesoro - a un miliardo e 646 milioni. Ovvero un incremento dell'1,1% rispetto al 2006. Quanto alle pensioni, la rivalutazione è stata del 2%.

Dunque, se la matematica non è un'opinione, le tasse sono cresciute meno degli stipendi.
In altre parole, si può pensare che lo scorso anno per i dipendenti pubblici le tasse siano diminuite. E' una ipotesi che andrà magari verificata meglio quando ci saranno più dati a disposizione, ma che al momento appare abbastanza verosimile.

A questo punto il lettore di PUBBLICO DOMINIO si chiederà: ma come è possibile? Quando mai è successo che le tasse sono diminuite? Provo ad azzardare una spiegazione.
A partire dal 2007 le aliquote dell'Irpef sono state modificate in modo da far pagare di più i redditi alti, e un po' di meno i contribuenti con reddito medio-basso, diciamo sotto i 38-40 mila euro lordi. Ebbene, è possibile che da questa operazione i dipendenti pubblici ci abbiano complessivamente guadagnato.

Chi se lo sarebbe aspettato, dal tanto vituperato governo Prodi.

P. S. Per chi volesse scoprire gli effetti della riforma Visco sulla propria busta paga, consiglio di utilizzare il prezioso sito di Luca Cifoni www.irpef.info

giovedì 13 marzo 2008

Infortunio sul lavoro alla Motorizzazione di Roma

Un singolare incidente è avvenuto nei giorni scorsi alla Motorizzazione civile di via Laurentina, a Roma. Una dipendente si è fatta male cadendo, il sindacato ha denunciato le precarie condizioni igieniche e di sicurezza in cui si trova l'ufficio, la Asl ha multato il dirigente responsabile, il quale ha quindi deciso di chiudere il locale (cioè gli sportelli al pubblico) fino a data da destinarsi, fra le proteste dei dipendenti.

Anche questa storia è raccontata sul Messaggero di oggi, nelle pagine della Cronaca di Roma

Le ultime sulle Agenzie fiscali

La situazione alle Agenzie si fa sempre più complicata. Le assemblee sono sospese e dovrebbero restarlo ancora per un bel po', nel frattempo negli uffici si discute e l'esito finale della consultazione sembra molto incerto. I sindacati sono preoccupati.

I dettagli li ho scritti in un articolo sul Messaggero di oggi.

Più avanti vorrei provare a spiegare perché, vista con gli occhi di un osservatore esterno, l'idea di non approvare questo contratto nazionale appare quantomeno bizzarra.
Nel frattempo devo correggere una piccola imprecisione. Nel precedente post ho scritto che grazie al contratto la trattenuta per i giorni di malattia verrà recuperata e redistribuita come premio di presenza. In realtà - mi è stato fatto notare - quei soldi già confluivano nel Fondo unico di amministrazione. Quindi con il nuovo contratto cambierebbe soltanto il meccanismo di distribuzione delle risorse.

lunedì 10 marzo 2008

C'è nervosismo alle Agenzie fiscali

Pare che la firma del nuovo contratto nazionale abbia portato parecchio scompiglio nelle Agenzie fiscali.

Pare che la gente sia scontenta del risultato finale: i sindacati avevano promesso cose che per il momento non sono riusciti a ottenere. Per esempio l'abolizione della trattenuta sulla malattia (che peraltro viene recuperata sotto forma di premio alla presenza). O lo spostamento dell'indennità di amministrazione sul salario tabellare.

Pare che i rappresentanti di comparto della Uil abbiano provato a prendere le distanze dal contratto.

Pare che quelli di Cgil e Cisl si siano infastiditi, visto che sul contratto di firme della Uil ce ne sono un groviglio (si riconoscono gli scarabocchi di Pirani, Bosco, forse Cefalo, forse Macilenti e altri ancora).

Pare che, per tutti questi motivi, nelle agenzie siano state sospese le assemblee, almeno fino a mercoledì. Perché, pare, mercoledì ci sarà un incontro chiarificatore fra i segretari generali dei tre sindacati.
Pare anche che Cgil e Cisl siano intenzionate a tenere comunque le loro assemblee, pur sapendo che voleranno gli stracci.

Pare che fra i motivi del contendere ci sia anche la norma contrattuale che consente di licenziare i funzionari corrotti colti in flagranza di reato. Norma a cui la Uil si è strenuamente opposta durante le trattative.

Pare. Ma attenzione: su questa storia ognuno fornisce una versione diversa. E non si riesce a capire quale sia quella vera.

domenica 9 marzo 2008

Come votano i dipendenti pubblici

Il Sole 24 ore ha pubblicato un sondaggio sulle intenzioni di voto dei lavoratori dipendenti italiani, sia pubblici che privati. Dalla rilevazione emerge che fra i dipendenti pubblici ottiene molti più consensi il Partito democratico, mentre fra quelli privati vince di poco il Popolo delle libertà.

La differenza è dovuta soprattutto alla scarsa popolarità di cui gode il partito di Berlusconi nel mondo pubblico. La somma di Pd e Italia dei Valori ottiene più o meno la stessa percentuale di voti in entrambi i settori (40,5% nel pubblico contro il 39,5% nel privato); invece l'alleanza berlusconiana è forte fra impiegati e operai delle aziende (41,8%), ma è debolissima nelle amministrazioni statali e locali (34,1%). Il fenomeno riguarda sia il Pdl (5% di voti in meno nel pubblico rispetto al privato) sia la Lega (-2,5%).

I voti che Berlusconi perde fra i pubblici si ridistribuiscono fra gli altri partiti: la Sinistra arcobaleno prende il 9,5% (mentre fra i privati si ferma al 7,5%), l'Udc il 6% (contro il 4,5%).

Questo sondaggio non fa che confermare altre precedenti rilevazioni dello stesso tipo. Già nel 2006 diverse ricerche avevano rilevato la preferenza di statali e affini per il centrosinistra. L'anno scorso un sondaggio commissionato dalla Cgil aveva registrato che, dopo un anno di governo Prodi, molti lavoratori pubblici che avevano votato Unione si dichiaravano delusi. E in effetti anche il sondaggio del Sole 24 ore conferma una pesante perdita di consensi per i partiti di centrosinistra dal 2006 a oggi. Nonostante questo, la somma di tutte le sigle che vanno da Di Pietro alla lista "Alternativa comunista" conserva una netta maggioranza: circa il 54%.

Insomma, volendo semplificare, ma semplificare parecchio, si potrebbe giungere alla rozza conclusione che lo statale è di sinistra.
Forse però sarebbe più giusto riflettere sul rapporto fra i dipendenti pubblici e la figura di Silvio Berlusconi. In quindici anni di attività politica, fra tanti comizi, interviste e discorsi ai convegni, Berlusconi è stato di volta in volta presidente operaio, artigiano, agricoltore, commerciante, persino casalinga. Ma, con tutta la buona volontà, non ha mai avuto il coraggio di proporsi come presidente-statale. Al contrario è sempre stato attento a mentenere le distanze. E loro, gli statali, certe cose le avvertono.
Nel 2002, intervenendo al Forum della pubblica amministrazione, l'allora presidente del Consiglio disse alla platea: «Voi conoscete la macchina dello Stato meglio di me, perché ne fate parte. Io la conosco come cittadino e come imprenditore, oppure per quello che mi riferiscono i miei colleghi cittadini e imprenditori. E devo dire che in genere quello che mi riferiscono non sono complimenti, di solito sono lamentele».

venerdì 7 marzo 2008

Amori e molestie negli uffici pubblici

Visto che negli ultimi giorni ho scritto soltanto di soldi e contratti, oggi proviamo ad alleggerire il discorso. Parliamo di amore.
La notizia arriva da Bari, dove la Regione Puglia ha recentemente approvato un "Codice di condotta per la prevenzione di molestie sessuali, discriminazioni e mobbing". A lanciare la notizia ieri è stato il quotidiano La Repubblica.
Tralasciando le norme relative al mobbing (materia verso la quale nutro da sempre la più assoluta mancanza d'interesse) vorrei soffermarmi sulla parte dedicata alle molestie.

Il documento spiega quali sono i comportamenti identificabili come molestie sessuali. Fra gli esempi si legge:
- richieste, insinuazioni, pressioni, inappropriati e offensivi tesi ad ottenere e a proporre prestazioni sessuali.

E ancora: apprezzamenti verbali sul corpo; sguardi insistenti e gesti alludenti al rapporto sessuale; discorsi a doppio senso a sfondo sessuale.

A leggere queste righe, ci si potrebbe chiedere: come si fa a stabilire se uno sguardo, una battuta, un complimento rivolto a un/una collega siano legittimi atti di galanteria o se invece si tratti di comportamenti "inappropriati e offensivi"? Il codice disciplinare della Regione Puglia risponde così:
spetta a chi agisce stabilire se il comportamento possa essere tollerato ovvero considerato offensivo o sconveniente dal lavoratore o dalla lavoratrice verso cui l'azione è diretta.

Chiaro? Mica tanto.
Detta così, significa che lo stesso molestatore dovrebbe giudicare se si sta commettendo una molestia sessuale oppure no.
Qualche riga più avanti però il Codice precisa:
Le/i responsabili delle strutture e degli uffici hanno il dovere di vigilare e di favorire la prevenzione delle molestie sessuali, morali e del mobbing negli ambiti di lavoro che sovrintendono.

Insomma a controllare devono essere i capi degli uffici. Cioè proprio le persone che, avendo più potere, hanno più possibilità di esercitarlo per chiedere in cambio favori di natura impropria (e scusate la perifrasi, tanto ci siamo capiti).

In verità è prevista anche la possibilità di rivolgersi all'Ufficio disciplinare, ma il compito di inviare la segnalazione spetta a certi non meglio precisati "Comitati".

Dalla lettura di questo Codice ho ricavato due opposti timori. Da una parte, mi domando se in un ufficio pubblico sia ancora consentito innamorarsi e manifestare il proprio amore. Dall'altra, mi pare che documenti come questo non offrano neppure grandi strumenti di difesa a chi è davvero vittima di una molestia sessuale.

Per chi volesse approfondire il tema, comunque, ecco il Codice di condotta della Regione Puglia.

mercoledì 5 marzo 2008

martedì 4 marzo 2008

Contratto degli enti locali: in media oltre 1.500 € di arretrati a maggio

Dopo quella delle Agenzie fiscali, ecco la tabella con gli arretrati degli enti locali (dipendenti comunali, provinciali, regionali).
Il procedimento seguito è sempre lo stesso: la somma calcolata include tutte le mensilità di aumento maturate fino al prossimo maggio, nell'ipotesi (molto verosimile) che il contratto venga firmato definitivamente ad aprile.

lunedì 3 marzo 2008

Alle Agenzie fiscali circa 1.800 € di arretrati

Ecco finalmente la tabella con aumenti e arretrati della agenzie fiscali. Rispetto ad altre tabelle preparate dai sindacati e rintracciabili anche su internet, questa indica una cifra più alta. Il motivo è presto spiegato: io ho calcolato gli arretrati che si saranno maturati con la busta paga di maggio, cioè nel mese in cui presumibilmente entrerà in vigore il nuovo contratto; i sindacati invece, per prudenza, si sono fermati a dicembre o a febbraio.

Assenze, proposta di Dell'Aringa

Oggi il Sole 24 ore ha pubblicato due pagine tutte cifre e commenti dedicate al tema dell'assenteismo. Sugli altri contenuti mi soffermerò magari in un altro post, per ora vorrei dedicarmi all'interessante editoriale di Carlo Dell'Aringa.

Rispetto a tanti altri commentatori che parlano di pubblico impiego senza sapere cosa dicono, Dell'Aringa ha il grande pregio di conoscere la materia, avendo un passato da presidente dell'Aran. Dunque il professore avanza una proposta: puniamo quelle amministrazioni dove non si fanno i dovuti controlli per combattere l'assenteismo. Punirle come? Per esempio: "i fondi per i premi di produttività, che molto spesso vengono dati a pioggia, non dovrebbero essere attribuiti a quelle amministrazioni il cui tasso di assenteismo oltrepassasse limiti fisiologici".

La proposta è indubbiamente interessante. Ma non si può non sollevare un'obiezione. Oggi fra le amministrazioni con il più alto numero di assenze ci sono le agenzie fiscali. Cioè proprio quelle amministrazioni dove - è opinione unanime - i premi di produttività vengono distribuiti nel modo più serio e meritocratico. E dove già oggi esistono penalizzazioni anche pesanti per ogni giorno di malattia.