Pensate che gli aumenti di stipendio dell'ultimo decennio siano stati una miseria? Che sia vero o no, non avete idea di quello che vi aspetta per i prossimi cinque anni.
Per annusare l'aria che tira, può essere utile ascoltare il discorso che ha fatto l'altro giorno Renato Brunetta, ospite della Confcommercio a Cernobbio. (Gli amanti del genere possono trovarlo sul sito di Radio Radicale). Brunetta è uno degli economisti più ascoltati da Berlusconi, ed è sempre molto informato sulle intenzioni del Cavaliere.
Ecco in sintesi l'analisi del professor Brunetta:
"Il punto centrale è: tagliare la spesa corrente di un punto di pil all'anno." Per tagliare la spesa, "il primo e più importante intervento da fare" è "partire dalle dinamiche salariali del pubblico impiego. Perché non è possibile che le dinamiche salariali del pubblico impiego abbiano andamenti doppi di quelli dei settori esposti alla concorrenza". Insomma Brunetta segnala che gli stipendi dei dipendenti pubblici ("il settore per definizione più protetto dalla concorrenza") sono cresciuti molto più di quelli privati. Così succede da diversi anni, "quindi ci metto dentro tutti i governi".
Per Brunetta, il prossimo governo dovrà invece bloccare i salari del personale pubblico. Altro che gli aumenti da cento euro a biennio, che pure erano sembrati già insufficienti ai lavoratori delle amministrazioni (si vedano le turbolenze delle Agenzie fiscali). I contratti futuri devono essere magri, al massimo un po' di premi di produttività, e distribuiti in modo molto selettivo.
Così almeno la pensa Brunetta. Ma il programma economico del professore troverà parecchi ostacoli dopo il voto. Primo, bisogna vedere quanti senatori di vantaggio avrà effettivamente Berlusconi. Secondo, bisogna vedere come si comporteranno Fini e i suoi.
Domanda: ma è vero che i dipendenti pubblici hanno avuto aumenti doppi di quelli privati? La risposta in un prossimo post.
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