domenica 3 agosto 2008

Parliamo di vignette, di siti web e anche un po' di politica

Questa storia delle vignette su Brunetta pubblicate sul sito internet della Funzione pubblica è diventata un caso nazionale. Io l'avevo accennata in un post, e il giorno dopo me la sono ritrovata su Repubblica e Corriere della sera. Dopo di che sono arrivate anche le dichiarazioni di politici e sindacalisti.

Sulle vignette in realtà la Cgil aveva già preso posizione il 30 luglio, con un comunicato firmato Lorenzo Mazzoli. Ma l'iniziativa di scrivere una lettera ai giornali e al Quirinale pare che sia partita dal sindacato autonomo Rdb-Cub. Così almeno sostengono loro stessi sul loro sito, e non c'è motivo per non credergli.

I giornali che ne hanno parlato (in particolare la Repubblica) dicono di aver ricevuto centinaia di lettere contro Brunetta e le sue vignette. La cosa mi sembra strana, perché alla redazione del Messaggero tutte queste lettere non risultano essere arrivate. I casi sono due: o gli altri giornali esagerano, oppure chi aderisce a Rdb non legge il Messaggero (o perlomeno non gli scrive). Ma potrebbero anche essere vere tutte e due le cose.

Come dicevo già ieri, l'idea di chiamare in causa il capo dello Stato per qualche fumetto poco spiritoso mi sembra decisamente esagerata. Vorrei però cogliere l'occasione per segnalare un'altra questione finora trascurata. Vignette a parte, l'uso che i ministri fanno dei siti istituzionali è sempre corretto? Secondo me no.

E' un vizio tipicamente italiano quello di confondere l'istituzione con la persona che la occupa temporaneamente. Il sito internet di un ministero dovrebbe servire a dare informazioni utili ai cittadini, non a promuovere l'immagine di un ministro. Invece ci siamo abituati a vedere gli spazi web delle amministrazioni trasformati in vetrina per il politico: le fotografie del ministro; le interviste del ministro, sia quelle in video che quelle sui giornali; i convegni a cui ha partecipato il ministro; la rassegna stampa, ma solo con gli articoli che parlano bene, quelli che parlano male si eliminano.

Succedeva già con i governi precedenti, con questo le cose sono persino peggiorate. Chi frequenta il sito del Tesoro avrà notato da qualche settimana a questa parte una clamorosa metamorfosi. Prima era un luogo austero, impersonale, pieno di cifre e di norme legislative. Adesso apri la home page e ti trovi di fronte il busto di Giulio Tremonti scontornato, che ti guarda negli occhi e sembra volerti dire: questa è casa mia. Sotto alla foto, un titolone di giornale dedicato al padrone di casa (se lo aprite adesso, per esempio, trovate una bella "Intervista del ministro Tremonti a Libero: l'Italia riparte con i conti in riga").

Gli addetti alla comunicazione dei ministeri hanno comunque un'attenuante. Viviamo in un'epoca in cui nessuno si preoccupa più di distinguere l'informazione dalla pubblicità. Se non lo fanno i giornalisti, perché dovrebbero farlo i portavoce?

P. S. Ancora a proposito delle vignette su Brunetta, mi pare che nessuno abbia notato la cosa forse più importante: non fanno ridere.

1 commento:

Pietro Piovani ha detto...

Rdb-Cub aveva inviato un commento a questo post. Per motivi tecnici a me del tutto inspiegabili, il sistema informatico di Blogspot ha deciso di cancellarlo. Fortunatamente il testo di tutti i commenti viene recapitato anche sulla mia email personale, quindi posso copiarlo e incollarlo qui di seguito.



Egregio Pietro Piovani,

Le scrivo per confermarle che l’iniziativa di protesta nei confronti delle vignette pubblicate sul sito della Funzione Pubblica è partita dalla RdB-CUB. La nostra dalla organizzazione sindacale - di base e non autonoma – ampiamente radicata nel settore del Pubblico Impiego, raccogliendo il diffuso disagio dei dipendenti rispetto ad una campagna denigratoria in atto da tempo e, come testimoniano le vignette in questione, giunta ormai ai toni dell’insulto, ha invitato i lavoratori pubblici ad esprimere la propria protesta al Presidente della Repubblica, appellandosi alla sua figura in quanto (e cito dal testo della lettera a Napolitano) “garante dei diritti costituzionali, per chiedere un Suo autorevole intervento affinché sia interrotto un uso privato e disgustoso di quella che dovrebbe essere la vetrina informativa di un ministero che ha un ruolo importante nel Paese”.

La RdB P.I. ha inoltre richiesto al Presidente: “un incontro per rappresentarLe la rabbia di quanti onestamente e con impegno contribuiscono a far funzionare la macchina dello Stato ed a fornire servizi ai cittadini, con l’orgoglio di lavorare nella Pubblica Amministrazione”.

Le comunico inoltre che l’iniziativa è ancora in corso, con altre centinaia di lavoratori che in questi giorni stanno inviando lettere al Quirinale. Dal suo avvio è stata resa nota agli organi di stampa da parte degli stessi lavoratori che vi hanno aderito, fra i quali, presumibilmente, sono annoverati anche lettori de Il Messaggero. Per quanto riguarda gli iscritti alla RdB, è probabile che molti di loro, riscontrando la non frequentissima attenzione riservata da questo quotidiano alle tante mobilitazioni messe in campo dal sindacato di base (ultimo esempio, il silenzio sullo sciopero da noi indetto nel Parastato lo scorso 20 luglio, che ha portato alla chiusura di intere sedi INPS e INPDAP in diverse città d’Italia), abbiano forse concluso che analogo rilievo sarebbe stato dedicato da Il Messaggero anche alla iniziativa in questione.

Cordialmente

Luigi Romagnoli
Coordinamento nazionale RdB-CUB P.I.