E' il problema che si ripropone a ogni rinnovo di contratto. Il governo mette pochi soldi in Finanziaria, i dipendenti pubblici chiedono di aumentare lo stanziamento, la trattativa va per le lunghe, e i sindacati si chiedono: che cosa fare nel frattempo? Certo, le risorse previste dalla Finanziaria sono scarsine, ma quel po' che c'è andrebbe intanto portato a casa. Per non regalarlo al ministro del Tesoro.
In passato si è sempre trovata una soluzione. Si è strappato al governo un impegno ad aggiungere altri soldi l'anno successivo, e per l'anno in corso si sono spesi i soldi già stanziati. Questa volta però la situazione è molto più complicata. Il governo attuale non sembra affatto disposto a migliorare la sua offerta, né per quest'anno né per il prossimo né mai. Difficile immaginare un accordo sindacale in due tappe, anzi difficile immaginare un accordo sindacale di qualsiasi natura. Per incassare subito i 2 miliardi e 800 milioni indicati dalla manovra sembra esserci un solo modo: firmare i contratti così come vuole il governo, cioè con un aumento pari alla metà dell'inflazione reale.
In questi giorni il governo e i sindacati confederali sono tutti presi dalla vertenza dell'Alitalia. Ma nelle prossime settimane si dovranno prendere decisioni delicate. Intanto il ministro Renato Brunetta dice: a dicembre metteremo in busta paga 150-170 euro. Lui la chiama "una tantum", in realtà sono i soldi disponibili nel 2008 come "vacanza contrattuale" (li ha lasciati in eredità il governo Prodi). Sarebbero i famosi 8 euro al mese su cui ha spesso ironizzato la Cgil.
Non si può neanche parlare di un aumento, 8 euro al mese sono al massimo una mancia. Ma per metterla in busta paga bisogna comunque siglare un accordo sindacale. Cosa faranno Cgil-Cisl-Uil di fronte a questa mancia? La raccoglieranno, oppure la lasceranno sul tavolo?
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