A Copenaghen i lavoratori del pubblico impiego sono in sciopero da mercoledì scorso. Chiedono aumenti di stipendio del 15%. La vertenza riguarda in particolare il comparto della sanità (che comprende anche gli insegnanti degli asili). La controparte ha offerto una rivalutazione del 12,8%: in altri comparti i sindacati hanno accettato la proposta e hanno già firmato un accordo, in questo caso invece l'offerta è stata respinta. La rivendicazione viene giustificata con il fatto che in Danimarca le retribuzioni pubbliche sono nettamente inferiori a quelle delle imprese private. Un altro tema della protesta è la disparità di reddito fra uomini e donne.
Il Foa, sigla sindacale che guida la protesta, ha annunciato che gli scioperi dureranno per almeno due settimane e non esclude che possano protrarsi addirittura per un mese intero. In Danimarca esiste una "cassa scioperi": una trattenuta fissa sulle buste paga alimenta regolarmente un fondo, da cui poi si attinge per non lasciare senza stipendio chi si astiene dal lavoro.
Gli scioperi stanno provocando disagi seri ai cittadini, eppure secondo un sondaggio sette danesi su dieci appoggiano la protesta. Un'altra ricerca però ha dimostrato che l'opinione pubblica sottostima il reddito dei dipendenti pubblici: alla domanda "secondo lei quale sarebbe lo stipendio giusto per un lavoratore pubblico" l'80% degli interpellati indica una cifra più bassa di quanto mediamente guadagnino già oggi i lavoratori in sciopero.
Forse la popolarità di cui gode questa vertenza si spiega anche con il fatto che i sindacati hanno investito ingenti risorse per acquistare spazi pubblicitari sui giornali.
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