mercoledì 30 aprile 2008

Tesoro, i premi di Tremonti non piacciono alla Corte dei conti

Secondo la Corte dei conti, i premi di produttività che ogni anno vengono distribuiti al Ministero Economia e Finanze non vanno bene. Per essere precisi, non va bene "il meccanismo di determinazione dell'importo". Per essere chiari: si danno troppi soldi.

Lo si legge in una relazione "sull'andamento della spesa coperta con entrate non riassegnabili". I magistrati contabili si esprimono in un linguaggio tutto loro, e qui non ci soffermeremo sui dettagli. Limitiamoci a dire che l'indagine si è concentrata su quanto è avvenuto negli anni 2003, 2004 e 2005, e ha rilevato "l'inappropriatezza" del sistema adottato per calcolare le risorse da redistribuire fra i dipendenti del ministero.

In quegli anni alla guida del Mef si alternarono Tremonti e Siniscalco. Fu proprio Tremonti a introdurre la norma cosiddetta delle "cartolarizzazioni", ovvero la regola grazie alla quale ancora oggi il personale del Tesoro ogni anno può ricevere una quota dei proventi che arrivano dalla vendita degli immobili pubblici e da altre voci (i risparmi sulle spese dello Stato, la riduzione degli interessi sul debito). Aldilà dei dubbi sull'opportunità di calcolare in questo modo la produttività degli impiegati ministeriali, la relazione della Corte dei conti lascia intendere che il calcolo sia stato poco trasparente e troppo generoso.

Se davvero in quegli anni la cifra complessiva è stata eccessiva, gli effetti si sentono ancora oggi. Infatti le risorse distribuite nel 2004 sono diventate un parametro di riferimento, il tetto massimo da non superare ogni volta che si deve assegnare il nuovo fondo annuale (così prevede una norma voluta sempre da Tremonti). E se la somma del 2004 è stata molto alta, sotto quel tetto ci si può stare molto comodi.

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