giovedì 31 luglio 2008

Ammettiamolo: certi fondi di amministrazione sono esagerati

Il taglio ai fondi di amministrazione previsto da Tremonti e Brunetta nel loro decreto ha provocato le comprensibili proteste dei dipendenti pubblici. Forse però sarebbe il caso di cogliere l'occasione per una riflessione obiettiva su questi fondi di amministrazione. Non mi riferisco al modo in cui vengono distribuiti i soldi, alle solite (e giustificate) polemiche sulla meritocrazia e i premi a pioggia. Sto parlando proprio dell'entità dei fondi. Non sarebbe il caso di chiedersi se, almeno in certe amministrazioni, le risorse destinate alla contrattazione integrativa non siano troppe?

Lo so che il discorso risulta antipatico, e che non è mai piacevole sentirsi fare i conti in tasca quando magari si guadagnano 1.200 euro netti di stipendio mensile (premi esclusi). Però non sarebbe neanche giusto fare finta di niente.
Per esempio, mi piacerebbe chiedere ai dipendenti del ministero della Salute: è giusto che i vostri premi debbano comprendere, oltre alle normali risorse destinate a tutti i ministeriali, anche risorse aggiuntive pari mediamente a 9.500 euro a testa? Perché il vostro fondo di amministrazione deve essere dieci volte più grande di quello destinato a un vostro collega del ministero del Lavoro? Quale valore in più producete, quale rischio in più correte, quale maggiore sforzo vi viene richiesto, tale da giustificare dieci euro di indennità per ogni euro ricevuto da un altro ministeriale?

E non è solo una questione di casi specifici, come quello della Salute. E' un fenomeno generale. Negli ultimi anni i contratti integrativi delle amministrazioni pubbliche hanno portato belle somme nelle buste paga dei dipendenti. I dati dicono che fra il 2000 e il 2006 gli aumenti di stipendio legati ai contratti nazionali sono stati del 15% circa, ma se si includono nel calcolo anche gli aumenti di stipendio dovuti agli integrativi allora la rivalutazione delle buste paga è stata quasi del 30%. Cioè il doppio dell'inflazione.

I dipendenti pubblici hanno il vantaggio di poter contare sempre sui benefici degli integrativi, mentre chi lavora in un'azienda privata corre il rischio di non vedere neanche un soldo di premio per tutta la sua vita: nel privato la contrattazione integrativa arriva soltanto in un terzo delle imprese.

Voglio rassicurare i lettori del blog, non mi sono improvvisamente Brunettizzato. Certamente è giusto rimproverare al governo la scelta di tagliare indiscriminatamente tutti i premi. Il decreto Tremonti-Brunetta non guarda in faccia nessuno, punisce le amministrazioni che funzionano bene come quelle che funzionano male, chi distribuisce i soldi con onestà e ed efficacia come chi li regala senza criterio o peggio ancora li usa per favorire gli amici e punire i nemici.
Però mi sembra arrivato il momento di ammettere che i fondi degli integrativi fino a oggi sono stati mediamente troppo generosi. Da qui si può partire per ragionare su un riequilibrio delle risorse. Togliendo magari qualcosa a chi finora è stato fin troppo fortunato, e - perché no? - riconoscendo un po' di più a qualche amministrazione fino a oggi trascurata.

sabato 26 luglio 2008

Quel comunista di Berlusconi: taglia i premi per dare soldi a pioggia

Facciamo due conti. Il decreto Tremonti ha indicato le risorse per i prossimi aumenti di stipendio: 2 miliardi 240 milioni di euro per pagare i contratti dello Stato, più quello che serve per garantire la stessa percentuale di rivalutazione negli enti locali, cioè 1 miliardo 660 milioni. Totale: 3 miliardi e 900 milioni di spesa lorda per tutto il pubblico impiego. (Una cifra che basta a coprire solo la metà dell'inflazione, e quindi giudicata insufficiente dai sindacati; ma non è questo il punto).

Il costo lordo dei nuovi contratti però non è la spesa reale che lo Stato deve affrontare: una parte dei soldi che escono, rientrano nelle casse pubbliche sotto forma di tasse e contributi. Quindi quello che conta è la spesa netta. Che vale 1 miliardo 984 milioni di euro.

Contemporaneamente il decreto prevede anche una serie di risparmi sui costi del personale: il taglio ai premi di produttività, le trattenute sulla malattia, la sospensione degli scatti di anzianità per militari e professori universitari, i vincoli alle assunzioni. Tutte queste misure dovrebbero portare una riduzione di spesa netta pari a 1 miliardo 874 milioni di euro. Praticamente la stessa cifra che serve per i contratti.

Morale: gli aumenti di stipendio ai dipendenti pubblici saranno pagati con i soldi dei dipendenti pubblici. E siccome una grossa fetta dei risparmi viene dalla sforbiciata ai fondi di amministrazione, si può dire che il governo ha scelto di incrementare (poco) il salario fisso a scapito del salario variabile. Si tolgono i soldi destinati a premiare i più bravi e si redistribuiscono a pioggia fra tutti i dipendenti.

Bisogna dare ragione a Silvio Berlusconi: in questo inizio di legislatura il suo governo ha davvero adottato una politica di sinistra. Anzi comunista.

mercoledì 23 luglio 2008

Effetti della norma Brunetta: il certificato lo firma il veterinario

Qualcuno ha notato un effetto perverso della norma Brunetta-Tremonti sulle malattie.

Il testo del decreto dice che, dopo dieci giorni di malattia, o dopo il "secondo evento di malattia nell'anno solare", bisogna presentare un certificato medico rilasciato da una struttura sanitaria pubblica.
Successivamente in una circolare è stato precisato che per struttura sanitaria pubblica si intende anche il medico di base.
Bene.

Ma se così stanno le cose, sorge spontanea una domanda: che certificato medico serve per i primi due "eventi di malattia" che avvengono durante l'anno? Alla luce dei testi, sembrerebbe abbastanza chiaro che quando uno si ammala per meno di dieci giorni non è più obbligato a presentare un certificato del medico della mutua. Basta la firma di un medico qualsiasi, anche un dietologo, forse va bene anche un veterinario.

E' vero che già oggi molti uffici del personale accettavano certificati di qualsiasi natura, e non facevano distinzioni fra un giorno di assenza e un mese intero. Però in molte altre amministrazioni sono sempre state adottate regole rigorose, e i pezzi di carta senza il timbro ufficiale della Asl non venivano accettati. D'ora in poi, il dipendente malato potrà ritenersi libero di portare ogni tipo di certificato, una legge del governo lo autorizza a farlo. A patto di restare entro i primi "due eventi di malattia". Che in totale possono durare anche venti giorni.

martedì 22 luglio 2008

In anteprima, ecco i punti essenziali del prossimo contratto

Un anonimo lettore ha inviato un commento all'ultimo post che merita davvero di essere letto. Perciò, invece di pubblicarlo come commento, preferisco dedicargli un post tutto suo. Faccio i complimenti all'ignoto autore, e lo invito ad uscire allo scoperto. Buona lettura.
(Mi dicono che il testo girava già da qualche giorno fra i dipendenti pubblici. Non mi sembra però un buon motivo per non metterlo anche su questo sito).


Con il nuovo governo entrerà in vigore il nuovo contratto di lavoro per i dipendenti pubblici.
Eccone i punti essenziali:

1 - GIORNI DI MALATTIA
Non sarà più accettato il certificato medico come giustificazione di malattia.
Se si riesce ad andare dal dottore si può benissimo andare anche al lavoro.

2 - GIORNI LIBERI E DI FERIE
Ogni impiegato riceverà 104 giorni liberi all’anno. Si chiamano sabati e domeniche.

3 - BAGNO
La nuova normativa prevede un massimo di 3 minuti per le necessità personali.
Dopo suonerà un allarme, si aprirà la porta e verrà scattata una fotografia.
Dopo il secondo ritardo in bagno, la foto verrà esposta in bacheca.

4 - PAUSA PRANZO
4.1 - Gli impiegati magri riceveranno 30 minuti, perché hanno bisogno di mangiare di più per ingrassare.
4.2 - Quelli normali riceveranno 15 minuti, per fare un pasto equilibrato e rimanere in forma.
4.3 - I grassi riceveranno 5 minuti, che sono più che sufficienti per uno slim fast.

5 - AUMENTI
Gli aumenti di stipendio vengono correlati all’abbigliamento del lavoratore:
5.1 - Se si veste con scarpe Prada da euro 350,00 o borsa Gucci da euro 600,00, si presume che il lavoratore stia bene economicamente e quindi non abbia bisogno di un aumento.
5.2 - Se si veste troppo poveramente, si presume che il lavoratore debba imparare ad amministrare meglio le sue finanze e quindi non sarà concesso l’aumento.
5.3 - Se si veste normalmente vuol dire che il lavoratore ha una retribuzione sufficiente e quindi non sarà concesso l’aumento.

6 - PAUSA CAFFE’
Le macchine erogatrici di caffè/the saranno abolite. Ai lavoratori che lo richiederanno, all’inizio dell’orario di lavoro sarà messa sulla scrivania una tazzina piena di buon caffè/the caldo che potranno bersi durante la pausa comodamente seduti sulle loro sedie senza alzarsi eperdere tempo a raggiungere il distributore.
Per chi volesse anche uno snack (ingordi) vi preghiamo tornare al punto 4

7 - STRAORDINARI
Gli straordinari non saranno piu’ pagati…se decidete di restare in ufficio oltre l’orario di lavoro significa che non avete altro da fare a casa quindi dovreste solo ringraziarci, se non ci fossimo noi vi annoiereste fuori di qui.


P.S. - Per aver letto queste istruzioni in orario di lavoro vi verranno trattenuti 4 minuti di stipendio
.

sabato 19 luglio 2008

Dacci oggi la nostra stretta quotidiana

Con la circolare sulle assenze diffusa ieri, il ministro Brunetta ha messo a segno davvero un bel colpo. La circolare nasce come un tranquillo documento interpretativo, divenuto necessario dopo l'entrata in vigore del decreto Tremonti. La classica direttiva ministeriale per fugare i dubbi tecnici che ogni nuovo testo di legge fa sorgere. I lettori di PUBBLICO DOMINIO del resto sapevano bene che la circolare sarebbe arrivata, lo avevamo anticipato in un post della settimana scorsa.

Ma i giornali, come al solito, l'hanno scambiata per una grande novità e l'hanno promossa a notizia del giorno. Come se non fossero già tutte cose scritte nel decreto Tremonti, o peggio ancora nelle vecchie leggi e nei contratti nazionali di lavoro. "Stretta sugli statali assenteisti", hanno annunciato i quotidiani in prima pagina. "Un'altra?", si saranno chiesti gli sbigottiti statali leggendo quei titoli. Tranquilli, la stretta è sempre la stessa. L'informazione in Italia funziona cosi, si ripetono all'infinito notizie vecchie (e qualche volta pure false) spacciandole per nuove.

Per il ministro Brunetta, dicevamo, è stato comunque un colpaccio, un grande successo tattico, forse andato al di là delle sue intenzioni. La settimana prossima, come abbiamo raccontanto, si terranno le prime manifestazioni di dipendenti pubblici contro il governo, preludio della mobilitazione nazionale che inevitabilmente vedremo in autunno. Ma agli occhi dell'opinione pubblica finirà per apparire come la rivolta degli assenteisti che non vogliono le visite fiscali. Mentre passeranno in secondo piano le reali motivazioni della protesta. A cominciare dall'arretramento degli stipendi dei lavoratori pubblici, programmata dal governo per i prossimi anni.

P.S. Nella circolare sulle malattie magari qualche novità interessante c'è anche. Lo vedremo nei prossimi giorni. Nel frattempo chi fosse interessato può leggerne direttamente il testo. Rispetto alle altre circolari della Funzione pubblica questa sembra scritta in un italiano un po' più decente.

giovedì 17 luglio 2008

Vorrei intervistare la vicina di Brunetta

Fino a un mesetto eravamo tutti in luna di miele (perdonate la banalità giornalistica: si fa per capirsi). I sondaggi dicevano che il governo godeva di ottima popolarità in tutto il paese, e il più popolare di tutti era il ministro della Pubblica amministrazione, che raccontava di ricevere gli incoraggiamenti della gente per la strada, a cominciare dai dipendenti pubblici, compresa la sua vicina di casa maestra elementare. I sindacati erano entusiasti della nuova situazione, o almeno facevano finta di esserlo. Raffaele Bonanni sembrava veramente contento di non avere più a che fare con Prodi e faceva capire che il rinnovo dei contratti sarebbe stato difficile solo per colpa del precedente governo che non aveva lasciato i soldi necessari. Quelli della Cgil mugugnavano in privato, ma in pubblico facevano ampie concessioni di credito ai nuovi ministri. Il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda invitava il governo ad agire invocando "una riforma decisiva per rilanciare l'economia", e il ministro Sacconi nelle interviste si rammaricava che "la parte più moderata della Cgil" (cioè proprio Podda e la Funzione pubblica) fosse in minoranza all'interno di quel sindacato.

Il comportamento dei sindacati era tutto sommato comprensibile. Quando ti trovi di fronte un governo che ha ottenuto un pieno mandato dagli elettori e che comincia a lavorare, non ha alcun senso dichiarare guerre preventive: contano solo i fatti.

Ecco, adesso i fatti sono arrivati. Per i contratti si prevedono aumenti pari a metà dell'inflazione, in compenso si tagliano i premi di produttività e si bloccano le promozioni, le assunzioni dei precari sono rinviate all'anno del mai, si estende e appesantisce la trattenuta sulla malattia, le dotazioni finanziarie degli apparati statali vengono drasticamente ridimensionate, in qualche ministero si cominciano a contare gli esuberi, si parla di trasferimenti e licenziamenti.
La luna di miele fra governo e pubblico impiego è finita.

Dappertutto si annunciano manifestazioni, si diffondono volantini, si organizzano iniziative.

Il 28 luglio a Roma dovrebbe esserci una mobilitazione unitaria di Cgil Cisl Uil, che stanno pensando a una fiaccolata serale intorno al Colosseo.
Sempre il 28, il personale del ministero del Lavoro ha convocato assemblee unitarie cittadine all'esterno delle sedi di lavoro.
Già oggi pomeriggio i dipendenti del ministero della Salute protestano davanti a Montecitorio.
Il 24 mattina invece il presidio a Piazza Montecitorio lo faranno i dipendenti delle agenzie fiscali.
Al ministero dei Beni culturali il Consiglio Superiore ha approvato un documento contro i tagli agli investimenti in cultura, la Uil organizza per il 22 luglio una manifestazione nazionale nei musei e nelle biblioteche, il segretario Gianfranco Cerasoli appoggia il ministro ma lo invita a dimettersi se non otterrà un aumento delle risorse.
Lo stesso giorno, il 22, i lavoratori degli archivi notarili di Cgil Cisl e Uil organizzano un sit-in al ministero della Giustizia contro "i tagli indiscriminati a retribuzione e organici".
Per il ministero dello Sviluppo economico, dove si prevedono 700 posti di lavoro in meno, si mobilitano i segretari nazionali di categoria, che accusano il ministro Scajola e denunciano "l'attacco al lavoro pubblico". Assemblea dei lavoratori martedì.
Oggi sono in piazza persino polizia e forze armate, che in genere prima di fare una manifestazione contro il governo di centrodestra ci pensano dieci volte.

Le Rdb-Cub hanno già tenuto la loro prima manifestazione e si preparano allo sciopero in autunno.

Protestano anche i sindacati autonomi meno ostili al centrodestra. La Confsal, con il suo segretario Marco Paolo Nigi, definisce "irricevibili" le proposte economiche del governo e conclude: "L'unica risposta obbligata è la mobilitazione immediata di tutti i lavoratori pubblici". L'Ugl di Renata Polverini avverte: "Si rischia il conflitto".

Carlo Podda stigmatizza le "comunicazioni ad effetto" di Brunetta (che ha ipotizzato di ricorrere alla Guardia di Finanza per stanare gli assenteisti) e commenta: "Siamo oltre la soglia del sopportabile, alla denigrazione ed alla lesione della dignità delle persone che lavorano al servizio dei cittadini e del Paese".
Il segretario della Cisl Rino Tarelli dichiara: "Il ministro deve rassegnarsi al fatto che il sindacato non intende seguirlo sulla strada dell’insulto e della provocazione".

E chissà cosa sta dicendo la vicina di casa di Renato Brunetta.

martedì 15 luglio 2008

Una moratoria sul termine "fannulloni"

"Da oggi non dirò mai più 'fannulloni'". Lo ha promesso il ministro Renato Brunetta, e noi plaudiamo all'iniziativa.

La parola "fannulloni" come sinonimo di dipendenti pubblici poco efficienti è entrata nell'uso comune per responsabilità del professor Pietro Ichino. In seguito il professore ha precisato che in realtà il termine giusto era "nullafacenti", lanciandosi in una sottilissima disquisizione semantica per spiegare la differenza fra i due aggettivi. Con i suoi articoli sui fannulloni Ichino si è guadagnato una grande popolarità mediatica, che gli ha fruttato fra l'altro un posto in Parlamento.
Anche Brunetta ha conquistato tanti punti nei sondaggi sulla fiducia degli elettori facendo ampio ricorso a questo termine.

Sono di quelle parole che godono di grande fortuna presso l'opinione pubblica, perché consentono a tutti di dare la colpa agli altri per le cose che non vanno. Credo che anche molti dipendenti pubblici siano pronti a dare addosso al fannullone, a condizione che l'epiteto sia riferito ai loro colleghi ma non a loro stessi.

Il primo post di PUBBLICO DOMINIO si intitolava "Fannulloni a parte". Ci riproponevamo di uscire dal luogo comune e di bandire concetti così sgradevoli dal nostro repertorio di idee. Nonostante ciò, la parola "fannulloni" ricorre per ben 110 volte nell'archivio di questo sito. Siamo stati costretti a usarla dagli eventi e dal dibattito pubblico. Ci riproponiamo di non farlo più in futuro.

lunedì 14 luglio 2008

Polizia e militari chiedono un trattamento speciale. Ma non ce l'hanno già?

Vogliono la "specificità". Cioè vogliono che sia riconosciuto il loro diritto ad essere trattati meglio degli altri, ad avere aumenti di stipendio più alti degli altri, ad avere una pensione migliore. E diciamo subito che polizia e militari hanno tutti i titoli per chiederlo, questo trattamento speciale. Primo, perché non si può negare che rincorrere i criminali per la strada o schivare le sassate degli ultrà allo stadio non è la stessa cosa che stare seduti davanti a un computer. Secondo perché, proprio in nome della "specificità", lo scorso dicembre poliziotti, carabinieri, finanzieri, soldati, avieri, marinai sfilarono in corteo contro il governo Prodi, e alla loro protesta aderì l'allora opposizione, compreso Silvio Berlusconi che inviò un messaggio per dire "io sono con voi". In seguito gli uomini delle forze armate e delle forze dell'ordine (mezzo milione di persone, più le rispettive famiglie) hanno sicuramente contribuito alla vittoria elettorale del centrodestra, quindi oggi fanno benissimo a bussare alla porta del governo e chiedere conto delle promesse fatte.

Dietro alla porta però si è piazzato un signore che non ha alcuna intenzione di aprire. Si chiama Giulio Tremonti, il suo compito è di trovare una trentina di miliardi di euro in tre anni, e una delle poche voci su cui può intervenire (non potendo toccare le pensioni né alzare le tasse) è la spesa per il personale. E siccome sugli altri statali ci è già andato giù pesante, si trova costretto a chiedere qualche sacrificio pure ai militari e agli agenti di polizia.

Per sostenere le ragioni del suo rifiuto, Tremonti ha tirato fuori un argomento molto interessante. Volete un riconoscimento economico per vostra specificità? Ma guardate che ce l'avete già. Sono anni che i governi concedono al comparto sicurezza molto più di quanto viene accordato agli altri comparti della pubblica amministrazione, sia in termini di stipendi che di assunzioni. In tutto, dal 2001 a oggi, questa specificità implicita è costata allo Stato un miliardo di euro.

E questo miliardo di euro - aggiungiamo noi - non è servito solo ad assumere e a stipendiare chi va per la strada a tutelare l'ordine pubblico, ma è arrivato anche a quelli che lavorano negli uffici o nelle mense, agli autisti degli ufficiali, ai baristi degli ufficiali, ai segretari degli ufficiali, agli attendenti degli ufficiali...

giovedì 10 luglio 2008

Salta il tetto: i dirigenti potranno guadagnare più di 290 mila euro

Il tetto allo stipendio dei dirigenti statali sta per saltare. E' uno degli emendamenti presentati dal governo per correggere il decreto di finanza pubblica.

Il tetto era stato imposto un anno e mezzo fa dal centrosinistra, ed era fissato allora a 273 mila euro lordi annui, cifra pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. Nel frattempo, lo stipendio del presidente di Cassazione (e di conseguenza la soglia per i dirigenti) era stato rivalutato quasi del 6%, arrivando così a 289.984 euro.
La norma prevedeva la possibilità di superare il tetto per 25 casi speciali: 25 deroghe da utilizzare quando ci sono "motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo di tempo non superiore a tre anni". Si può concedere uno stipendio più alto di quella cifra soltanto per "le posizioni di più elevato livello di responsabilità", come il capo della polizia, i più importante vertici delle forze armate, il governatore della Banca d'Italia, i presidenti delle Autorità indipendenti, qualche capo dipartimento nei ministeri.

Insomma il tetto c'era ma aveva un po' di fessure. Adesso Tremonti ha deciso di buttarlo giù del tutto. Il perché è ovvio: le deroghe non bastavano più. Al Tesoro qualche maligno dice che le 25 caselle disponibili non bastavano neanche ad accontentare i diretti collaboratori del ministro (dal capo di gabinetto Fortunato in giù).

Il sindacalista della Cgil Michele Gentile ricorre al sarcasmo: "La campagna di trasparenza voluta dal ministro Brunetta ha prodotto i primi risultati". Va detto che la cosiddetta "operazione trasparenza" - forse la cosa migliore fatta finora da Brunetta - per adesso ha fatto appena il solletico ai grandi capi della burocrazia statale. Praticamente gli unici che hanno dovuto mettere in piazza il loro reddito sono stati i poveri (per modo di dire) dirigenti del Dipartimento Funzione pubblica. Inoltre la pubblicazione dei dati sulle consulenze ha riguardato soltanto gli incarichi attribuiti ai collaboratori esterni, mentre i compensi percepiti (in aggiunta allo stipendio) dai dirigenti di ruolo non sono stati ancora messi in rete. Né probabilmente lo saranno mai.

mercoledì 9 luglio 2008

Emendamento di Brunetta: nel decreto torna il taglio ai distacchi

Torna d'attualità il taglio dei posti da sindacalista. Il decreto Tremonti prevedeva inizialmente il dimezzamento dei distacchi e dei permessi, poi la norma è sparita miracolosamente dal testo pubblicato in Gazzetta ufficiale. Adesso ne riparla un emendamento presentato dal ministro Brunetta.

Questa volta però non si stabilisce un taglio del 50%. Si prescrive solo una "razionalizzazione e progressiva riduzione" dei distacchi, senza fissare alcuna percentuale e senza imporre scadenze. Una norma abbastanza generica, che sembra scritta più che altro per tenere sotto pressione i sindacati.

lunedì 7 luglio 2008

Il decreto Tremonti taglia lo stipendio dei sindacalisti

Come abbiamo già scritto, all'ultimo momento il taglio dei distacchi sindacali è sparito dal testo del decreto Tremonti. Il governo ha deciso di rinunciare a una misura che avrebbe fatto molto arrabbiare Angeletti e Bonanni (di far arrabbiare Epifani a questo governo tutto sommato non dispiace).

In compenso nel testo finale del decreto è rimasta un'altra norma che sembra fatta apposta per dispiacere ai sindacati. E' il comma 5 dell'articolo 71, cioè l'articolo dedicato alle assenze per malattia (ne abbiamo parlato nel precedente post).
Nel comma si dice che i dipendenti in distacco sindacale perdono il diritto a ricevere i soldi dei contratti integrativi. Insomma chi fa il sindacalista in un'amministrazione pubblica subirà una discreta riduzione dello stipendio.

Siamo curiosi di vedere se il comma 5 resisterà ai prossimi emendamenti in Parlamento.

domenica 6 luglio 2008

La "tassa sulla malattia" aumenta e vale anche per insegnanti e militari

Il taglio ai premi di produttività previsto dal decreto Tremonti è formalmente già in vigore, ma vale per i premi del 2009 quindi ancora non può avere conseguenze pratiche (con l'eccezione delle agenzie fiscali e del ministero dell'Economia, dove i fondi integrativi vengono intaccati già quest'anno).
E' in vigore a tutti gli effetti invece un'altra misura: l'articolo 71, quello che punta a disincentivare le assenze dal lavoro.

La norma introduce una penalizzazione economica per tutti i dipendenti statali che si mettono in malattia. Per ogni giorno di lavoro perso, si subisce una decurtazione in busta paga. Già esistevano penalità di questo tipo per il personale dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti previdenziali. Adesso il decreto le estende a tutto lo Stato, dunque sono esclusi solo gli enti locali e la sanità. Inoltre la detrazione diventa più pesante: nei ministeri e nelle agenzie fiscali veniva tolta dalla busta paga soltanto la quota giornaliera dell'indennità di amministrazione; ora invece la quota si calcola su tutto il salario accessorio.

La decurtazione si applica per i primi dieci giorni di malattia, per i giorni successivi si torna allo stipendio normale. Ma se l'assenza supera i dieci giorni, il dipendente non può più mandare all'amministrazione un certificato medico qualsiasi. Il certificato deve essere rilasciato - è scritto nel decreto - "da una struttura pubblica".

Un'altra novità riguarda le visite fiscali. Il lavoratore malato è tenuto ad essere reperibile in casa dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 20, sia nei giorni feriali che in quelli festivi.

L'articolo 71 sta creando, almeno per i primi giorni, un forte disorientamento nei posti di lavoro, oltre a un prevedibile malcontento. Ci sono tante cose ancora poco chiare. Provo a farne un elenco sommario.

- Il primo interrogativo che si sono poste le amministrazioni è: che cosa significa "struttura pubblica"? Qualcuno ha pensato che divenisse obbligatorio recarsi in un'ospedale o in un'ambulatorio Asl, con il prevedibile intasamento dei pronto soccorso. L'altro giorno un parere ufficiale del Dipartimento Funzione pubblica (firmato dal capo dell'Ufficio Personale Francesco Verbaro) precisava che va inteso come struttura pubblica anche un medico di base. In questi giorni il Dipartimento dovrebbe diffondere una circolare interpretativa per chiarire meglio questo aspetto.

- La cosa però ha preoccupato molto i medici di famiglia. Se i malati devono restare tutto il giorno in casa ad attendere l'eventuale controllo fiscale, per avere il certificato dovranno chiedere al loro dottore la visita a domicilio. Fra l'altro, nella imminente circolare della Funzione pubblica dovrebbe esserci scritto che il medico è obbligato a visitare di persona il paziente prima di rilasciare una certificazione, quindi anche la classica telefonata per descrivere i sintomi e chiedere qualche giorno di malattia diventa a questo punto un illecito.

- Che succede nei comparti in cui era già prevista una penalità? Nei ministeri e nelle agenzie fiscali la decurtazione durava quindici giorni, ma se si arrivava al sedicesimo si recuperavano anche i soldi persi nelle prime due settimane. Ora come si integrano le vecchie regole dei contratti con quelle del decreto? Stesso discorso per gli enti previdenziali dove la riduzione di stipendio scattava invece a partire dal quindicesimo giorno. Per i dipendenti dell'Inps ci sarà una detrazione economica doppia?


- Gli agenti di polizia ci sono rimasti male. Per mesi hanno assistito da lontano alla campagna nazionale contro quei fannulloni nullafacenti assenteisti degli statali, ma non pensavano di lasciarci le penne anche loro. Invece la tassa sulla malattia colpirà anche forze armate e forze dell'ordine. Un sindacato di polizia ha denunciato: anche gli agenti feriti per cause di servizio verranno puniti in busta paga. Dalla lettura del decreto in effetti sembrerebbe di capire proprio così, o perlomeno la cosa non è chiara. Sabato scorso la Funzione pubblica ha precisato con una nota che l'infermita per causa di servizio non comporta la penalizzazione, e ha annunciato che la cosa verrà chiarita ufficialmente nella circolare interpretativa di cui si è già detto. Un piccolo danno per i poliziotti feriti comunque ci sarà: all'articolo 70 si prevede "l'escusione di trattamenti economici aggiuntivi" per coloro cui è stato riconosciuto l'equo indennizzo per causa di servizio. Nella relazione tecnica del decreto si prevede un risparmio pari mediamente a 379 euro per ogni agente (o ministeriale) infortunato.


Dubbi a parte, è interessante leggere qualche cifra. Dai provvedimenti anti-assenteismo il Tesoro ha previsto di ricavare un risparmio netto di 27,5 milioni di euro l'anno. Il calcolo è stato fatto considerando una decurtazione media di 6,5 euro al giorno. La media appare sorprendentemente bassa in verità, ed è sicuramente infuenzata dal fatto che i dipendenti della scuola (cioè metà degli statali) hanno un salario accessorio modesto. In certe amministrazioni però il sacrificio sarà notevole, soprattutto se si pensa che la maggior parte dei dipendenti colpiti saranno ovviamente malati veri.

Un'ultima considerazione. Cosa sarebbe successo se una misura del genere fosse stata presa da un qualsiasi governo negli anni passati? Giusta o sbagliata che fosse, la tassa sulla malattia è sempre stata odiata da quella parte di statali che già la subivano (ministeri, agenzie fiscali). Appena tre anni fa Cgil, Cisl e Uil chiedevano con forza nella loro piattaforma contrattuale di cancellarla dai contratti. Oggi che la decurtazione viene addirittura appesantita ed estesa a tutti, non si sentono in giro grandi urla di protesta. Sarà la posizione di forza di cui gode in questo momento il governo Berlusconi; sarà la mancanza di sponde politiche nell'opposizione; sarà che mesi di articoli di Ichino e di inchieste sugli assenteisti hanno lasciato il segno. Sta di fatto che il clima nel paese è cambiato, e anche i dipendenti pubblici se ne rendono conto.

giovedì 3 luglio 2008

Accidenti che taglio! Sul salario variabile Tremonti ci va pesante

L'articolo 67 della Finanziaria taglia i fondi per i premi di produttività. E li taglia di brutto. In certe amministrazioni il danno economico nel 2009 arriva a 5 mila euro (ministero dell'Economia, agenzie fiscali, Inps). In altre addirittura a 9 mila e 500 euro (ministero della Salute).
Sull'argomento ho scritto un articolo sul Messaggero di oggi. L'articolo è stato anche criticato da un paio di lettori (uno ha inviato anche un commento a questo sito). Se non ho capito male, questi lettori mi rimproverano di aver voluto in qualche modo giustificare la scelta di tagliare i premi. In verità, io mi ero limitato a riportare le motivazioni fornite dal governo, senza farle mie. Comunque i lettori hanno sempre ragione, quindi la colpa sarà stata mia che non sono stato abbastanza chiaro.
(Certo, in qualche caso una riflessione sull'entità di questi premi andrà pur fatta. Magari la faremo nei prossimi giorni).

Sicuramente hanno ragione quei lettori che hanno criticato il titolo: non è corretto dire "niente premi nel 2009". Il titolo giusto sarebbe stato semmai: "premi quasi azzerati nel 2009 per molte amministrazioni". Ma i titoli scontano sempre un certo margine di approssimazione, soprattutto in un giornale di carta dove è obbligatorio rientrare nei limiti di spazio prefissati.


Ho preparato una tabella dove si calcolano, con una certa approssimazione, i dettagli dei tagli per le singole amministrazioni.

mercoledì 2 luglio 2008

Per Roberto Abatecola lo scandalo sono i compensi della Ragioneria

A gennaio avevamo già pubblicato una lettera di Roberto Abatecola, storico capo del Service Personale Tesoro, oggi in pensione. Adesso Abatecola ha inviato un suo nuovo intervento a PUBBLICO DOMINIO. Lo pubblichiamo con grande piacere:

L'ultima mia lettera conteneva un mio grido di allarme per ritornare alla meritocrazia e alle sanzioni per i fannulloni e per gli assenteisti; con grande piacere leggo che il Ministro Brunetta vuole seguire questa strada. Colgo l'occasione per fornire un suggerimento che ho tentato invano di proporre negli ultimi anni come emendamento alla legge finanziaria.
Parliamo di risparmi nella pubblica amministrazione: perché non cominciamo dallo scandalo dei compensi che vengono liquidati ai dirigenti e funzionari della P.a. e soprattutto della ragioneria generale dello Stato per lo svolgimento di lavori che rientrano tra i loro compiti istituzionali? Che senso ha liquidare un compenso a coloro che svolgono il compito di revisori dei conti durante l'ordinario orario di lavoro? Pensi ai 10.000 istituti scolastici presenti sul territorio nazionale. Per ogni istituto scolastico, è previsto un collegio di tre revisori dei conti che almeno due volte l'anno si recano per svolgere banali attività. Le scuole liquidano un compenso a ciascun componente e liquidano le spese di missione (albergo di prima categoria, spese del viaggio - aereo o treno in prima classe, più ovviamente i pasti). E' facile fare qualche conto. Non sarebbe sufficiente organizzare dei controlli a campione? Non sarebbe preferibile che i componenti del collegio siano nella stessa provincia per eliminare le spese di missione? E' normale che da Roma siano incaricati a Bressanone o a Villasimius o in altre località di villeggiatura?
Vogliamo anche parlare dei gettoni di presenza che vengono liquidati sempre ai rappresentanti della P.A (quasi sempre della Ragioneria) per arricchire buste paga già abbastanza consistenti? Vogliamo parlare del malcostume di alcune amministrazioni che promuovono alla dirigenza di prima fascia due anni prima del collocamento a riposo in modo tale che vengano raddoppiate le loro pensioni e le loro liquidazioni? Per queste persone vige ancora il sistema retributivo e, quindi, la loro pensione (buona parte) e la loro liquidazione (tutta) vengono calcolate sull'ultima retribuzione.
Non parliamo dei benefici che vengono concessi ai dirigenti meno quotati per invogliarli a pensionamenti anticipati. Nessuno si preoccupa di operai o piccoli impiegati che a 50 anni restano senza lavoro, ma ci preoccupiamo del mancato rinnovo del contratto di Capi dipartimento a seguito dello spoil system.
Proviamo a cambiare questo Paese e ricordiamoci che la "casta" non è solo politica o sindacale, ma oggi forse è fortissima nella P.A.
Cordiali saluti. Roberto Abatecola