Il governo Prodi se ne va, e lascia diverse pratiche in sospeso.
Si bloccano i due disegni di legge in discussione in Parlamento:
- quello che semplifica e accelera i licenziamenti dei dipendenti pubblici condannati per un reato penale.
- quello che impone (almeno in teoria) alle amministrazioni di concludere tutti i procedimenti entro trenta giorni.
Muore prima ancora di nascere la legge Nicolais sulla dirigenza, che doveva arrivare in Consiglio dei ministri nel giro di pochi giorni. Un provvedimento che avrebbe cambiato profondamente le regole per i dirigenti pubblici (magari ne parleremo in uno dei prossimi post) e che avrebbe impedito l'imminente nascita della vicedirigenza.
Restano a metà strada il taglio degli uffici periferici al ministero dell'Economia, la fusione fra Inps e Inpdap e le altre ristrutturazioni ipotizzate dal governo nell'ultimo anno e mezzo.
Ci sono poi alcune norme approvate dal Parlamento e già in vigore, ma la cui applicazione è tutt'altro che scontata: dal tetto agli stipendi di dirigenti e manager pubblici all'obbligo di attivare i tornelli in tutte le amministrazioni.
Il prossimo governo dovrà decidere quali fra tutte queste riforme meritano di andare avanti e quali no.
Infine, resta in sospeso la pratica più spinosa: il rinnovo dei contratti nazionali. Chissà quando potrà ripartire la trattativa per i rinnovi del 2008-2009, senza contare che potrebbero nascere complicazioni anche per quei contratti del 2006-2007 ancora non firmati (sanità, enti locali). Un consiglio a tutti gli interessati: armatevi di santissima pazienza.
lunedì 28 gennaio 2008
Dopo Prodi, cosa resta in sospeso
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