mercoledì 9 gennaio 2008

"Vogliamo molto più di 101 euro"

Finalmente si comincia a parlare dei nuovi aumenti di stipendio. Cgil, Cisl e Uil stanno preparando la loro piattaforma di richieste economiche. Ancora è presto per scoprire le carte, ma qualche indicazione i sindacalisti la stanno già dando. Sicuramente la cifra che verrà chiesta - dicono - sarà "molto superiore a 101 euro", cioè all'aumento ottenuto con il contratto precedente. (Contratto precedente che, per altro, la maggioranza dei dipendenti pubblici ancora non ha visto arrivare nelle sue tasche. Ma questo è un altro discorso)

Sicuramente molti lavoratori pubblici diranno che 100 o 200 euro lordi al mese sono comunque troppo pochi, che ci vorrebbero almeno 500 euro netti in più per rendere decenti i loro miseri stipendi. Però, se guardiamo le cose con un po' di razionalità, dobbiamo dire che anche solo 101 euro di aumento medio per due anni sarebbero una bella sommetta. Corrisponderebbero a una rivalutazione del 4,5% circa, contro un'inflazione programmata del 3,2%.

Ma questa volta fare i calcoli a partire dall'inflazione non basta più. Ormai tutte le regole di moderazione salariale a cui ci eravamo abituati negli ultimi quindici anni sono saltate. Fino a ieri in Italia il problema era come fermare l'inflazione, oggi invece tutti parlano di come "far crescere il potere d'acquisto degli italiani". Persino Bruno Vespa sventola le buste paga dei tranvieri a Porta a Porta rimproverando ai sindacalisti di non aver fatto abbastanza per i poveri lavoratori. Perciò i sindacalisti sono autorizzati, anzi sono addirittura obbligati a chiedere tanti soldi.

Oltretutto, a differenza che in passato, la trattativa per il pubblico impiego comincia senza che sia stato fissato un limite di risorse disponibili. In altre parole, sarà una trattativa senza tetto. E se non c'è il tetto, si può arrivare a qualunque cifra.
Dice un dirigente sindacale: "Io le trattative così le facevo tanti anni fa, al tempo di Cirino Pomicino". E aggiunge ridendo che, dal suo punto di vista, "sono le trattative che riescono meglio".

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