mercoledì 23 luglio 2008

Effetti della norma Brunetta: il certificato lo firma il veterinario

Qualcuno ha notato un effetto perverso della norma Brunetta-Tremonti sulle malattie.

Il testo del decreto dice che, dopo dieci giorni di malattia, o dopo il "secondo evento di malattia nell'anno solare", bisogna presentare un certificato medico rilasciato da una struttura sanitaria pubblica.
Successivamente in una circolare è stato precisato che per struttura sanitaria pubblica si intende anche il medico di base.
Bene.

Ma se così stanno le cose, sorge spontanea una domanda: che certificato medico serve per i primi due "eventi di malattia" che avvengono durante l'anno? Alla luce dei testi, sembrerebbe abbastanza chiaro che quando uno si ammala per meno di dieci giorni non è più obbligato a presentare un certificato del medico della mutua. Basta la firma di un medico qualsiasi, anche un dietologo, forse va bene anche un veterinario.

E' vero che già oggi molti uffici del personale accettavano certificati di qualsiasi natura, e non facevano distinzioni fra un giorno di assenza e un mese intero. Però in molte altre amministrazioni sono sempre state adottate regole rigorose, e i pezzi di carta senza il timbro ufficiale della Asl non venivano accettati. D'ora in poi, il dipendente malato potrà ritenersi libero di portare ogni tipo di certificato, una legge del governo lo autorizza a farlo. A patto di restare entro i primi "due eventi di malattia". Che in totale possono durare anche venti giorni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non sono un fenomeno nel campo dell'esegesi delle carte ministeriali, ma la norma contenuta nel decreto lascia davvero implicitamente intendere che i primi due certificati nell'arco dell'anno solare possono essere redatti e firmati da qualsiasi medico che eserciti regolarmente la professione. Non necessariamente il medico della mutua. Quindi in teoria sì, anche un veterinario. Non se so effettivamente i veterinari possano firmare certificati per esseri umani, ma una cosa è certa, col decreto Brunetta i diritti dei dipendenti pubblici scendono di un ulteriore gradino da uno stadio di (imperfetta, ma basilare) civiltà verso la giungla del regno animale, dove l'unico diritto è la sopravvivenza del più scaltro. Un altro, ed imponente, passo verso la bestificazione del dipendente pubblico. Quindi i certificati del veterinario ci possono stare.