Ci risiamo. Per la terza volta rispunta fuori la norma che rende più ampio il piano dei prepensionamenti nel pubblico impiego. Nel decreto per il rilancio dell'economia, presentato venerdì scorso dal governo, è stato inserito un comma specifico: non solo le amministrazioni possono mandare in pensione obbligata i dipendenti che hanno 40 anni di anzianità contributiva (come ha previsto la legge dello scorso anno); ma nel calcolare i 40 anni di contributi si devono includere anche gli anni riscattati del servizio militare e della laurea.
L'esodo. In questo modo la platea dei potenziali prepensionandi diventa molto più numerosa. Soprattutto per categorie come i medici, che hanno tutti alle spalle molti anni di università e di specializzazione. Le conseguenze di questa operazione sono immaginabili: secondo le stime fatte dall'Inpdap tre mesi fa, nel 2009 le uscite dal lavoro dei dipendenti pubblici batteranno tutti i record. A fine anno si dovrebbe arrivare a 134 mila pensionamenti, contro i 70 mila dell'anno prima. E al Tesoro qualcuno se ne preoccupa.
Liquidazioni a rischio. In uno dei precedenti tentativi compiuti dal governo, la norma sui 40 anni di contributi veniva accompagnata da un'altra misura: il congelamento delle liquidazioni per tre anni. In questo modo il Tesoro eviterebbe di dover sborsare tutte insieme le pesanti somme dovute ai pensionandi per le loro buonuscite. Nel decreto presentato venerdì dal governo comunque non si parla di liquidazioni. Vedremo che cosa succederà nelle prossime settimane.
Quando si applica la legge. Qualche dettaglio in più sulla vicenda si può leggere in questo articolo pubblicato sul Messaggero. Alcuni lettori mi hanno scritto per chiedermi di chiarire se la legge è già in vigore o se bisogna aspettare l'approvazione del Parlamento. La norma sul pensionamento forzato con 40 anni di contributi è già applicabile da un anno, e infatti alcune amministrazioni l'hanno già sfruttata per mandare a casa il personale più anziano. Quanto all'estensione del prepensionamento a chi raggiunge i 40 anni solo con i contributi figurativi (laurea e militare), non è ancora in vigore, ma lo sarà appena il decreto verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale. Ovviamente il Parlamento ha ora il potere di cancellare o correggere quanto scritto dal governo, ma per farlo deve prima approvare la legge di conversione, il che richiede un paio di mesi di tempo. Nel frattempo la norma resta valida, ma ciò non significa che gli interessati saranno sicuramente obbligati a lasciare il lavoro. Dipende da cosa sceglie di fare la loro amministrazione: la legge offre uno strumento per sfoltire gli organici, sta poi ai singoli amministratori decidere se utilizzarlo o no.
In un prossimo post cercheremo di rispondere a un'altra domanda: che convenienza ha il governo a mandare in pensione tutta questa gente?
lunedì 29 giugno 2009
mercoledì 10 giugno 2009
Stressava la sua dipendente: condannato un dirigente statale
Riprendo la notizia dall'agenzia Ansa. La Cassazione ha confermato la condanna di un dirigente di un ufficio giudiziario ligure colpevole di avere - come si dice oggi - stressato la sua dipendente, una cancelliera. Il condannato dovrà pagare alla funzionaria un risarcimento economico, la cui entità non viene specificata nella sentenza della Corte (la numero 23923). In compenso i giudici della Cassazione hanno sollevato il dirigente dalla condanna a 20 giorni di reclusione per il reato di lesioni colpose: la pena carceraria era prevista dalla sentenza d'appello, ma nel frattempo è intervenuta la prescrizione.
La vittima delle lesioni si chiama Rita, e lavora nell'ufficio del Gip di quella che allora si chiamava pretura di Imperia (ora la pretura è stata accorpata al tribunale). A provocare il suo turbamento sono state espressioni come "lei è una falsa, non finisce qui, gliela farò pagare, è una irresponsabile". Pare che nel processo siano state decisive le testimonianze dei colleghi di lavoro: avrebbero confermato che il dirigente aveva un "atteggiamento quotidiano violento, aggressivo, alimentato da intemperanze, gesti di violenza e prevaricazione". Questa condotta avrebbe comportato nella cancelliera "uno stato ansioso depressivo, con tachicardia in stress emotivo, malattia che imponeva ai medici di prescriverle prima, nel marzo '99, sette giorni di cura e riposo e poi nell'aprile del '99, altri 15 giorni di riposo e cura".
I giudici hanno ravvisato in tutta la vicenda un sicuro caso di mobbing. Nella sentenza definitiva si rimprovera al dirigente di non avere azionati i necessari "poteri inibitori" per frenare le sue intemperanze, come dovrebbe fare ogni "uomo medio, dotato di comuni poteri percettivi e valutativi".
La vittima delle lesioni si chiama Rita, e lavora nell'ufficio del Gip di quella che allora si chiamava pretura di Imperia (ora la pretura è stata accorpata al tribunale). A provocare il suo turbamento sono state espressioni come "lei è una falsa, non finisce qui, gliela farò pagare, è una irresponsabile". Pare che nel processo siano state decisive le testimonianze dei colleghi di lavoro: avrebbero confermato che il dirigente aveva un "atteggiamento quotidiano violento, aggressivo, alimentato da intemperanze, gesti di violenza e prevaricazione". Questa condotta avrebbe comportato nella cancelliera "uno stato ansioso depressivo, con tachicardia in stress emotivo, malattia che imponeva ai medici di prescriverle prima, nel marzo '99, sette giorni di cura e riposo e poi nell'aprile del '99, altri 15 giorni di riposo e cura".
I giudici hanno ravvisato in tutta la vicenda un sicuro caso di mobbing. Nella sentenza definitiva si rimprovera al dirigente di non avere azionati i necessari "poteri inibitori" per frenare le sue intemperanze, come dovrebbe fare ogni "uomo medio, dotato di comuni poteri percettivi e valutativi".
sabato 6 giugno 2009
Gli aumenti e gli arretrati del contratto Enti locali
Questa è la tabella con tutti gli aumenti e gli arretrati previsti dal nuovo contratto di regioni, province e regioni. Tutte le cifre sono al lordo di tasse e contributi.
(Cliccare per ingrandire).
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venerdì 5 giugno 2009
Brunetta manda la Cisl in quel posto
Continuiamo a occuparci della sofferta storia d'amore fra Brunetta e la Cisl. Ho scritto che, dopo un momento di incomprensione, i due fidanzati hanno fatto pace. In realtà il rapporto continua ad essere tormentato. Non tanto con i rappresentanti di categoria, con i quali tutto sommato regna ancora una discreta armonia; quanto con il segretario generale Raffaele Bonanni, che all'ultimo congresso ha trattato il ministro abbastanza male.
L'ultima scaramuccia si è registrata una settimana fa a Brescia. Il ministro ha partecipato a un'iniziativa pubblica organizzata dall'associazione degli industriali. A margine del convegno, Brunetta è stato avvicinato da Renato Zaltieri, il segretario della Cisl bresciana. Del breve colloquio sono stati testimoni alcuni giornalisti locali, che hanno poi riferito l'accaduto sui loro giornali. Riassumo qui i fatti così come mi sono stati raccontati dallo stesso Zaltieri, e come del resto erano stati descritti dalla stampa bresciana.
L'ultima scaramuccia si è registrata una settimana fa a Brescia. Il ministro ha partecipato a un'iniziativa pubblica organizzata dall'associazione degli industriali. A margine del convegno, Brunetta è stato avvicinato da Renato Zaltieri, il segretario della Cisl bresciana. Del breve colloquio sono stati testimoni alcuni giornalisti locali, che hanno poi riferito l'accaduto sui loro giornali. Riassumo qui i fatti così come mi sono stati raccontati dallo stesso Zaltieri, e come del resto erano stati descritti dalla stampa bresciana.
Il racconto di Zaltieri.Questa è la lettera di Renato Zaltieri.
"Brunetta mi è passato vicino. Gli sono andato incontro e mi sono presentato: buongiorno, sono Zaltieri, segretario della Cisl di Brescia. Lui mi ha apostrofato così: 'Il tuo segretario mi ha offeso, mi ha detto che sono democraticamente maleducato'. Gli ho replicato, dandogli anche io del tu: sì, c'ero anche io al congresso, e ho votato per Bonanni, ma non rispondo personalmente di tutto quello che dice il mio segretario. Lui mi ha fatto presente che, quando ha parlato al congresso del pubblico impiego, ha ricevuto 47 applausi. 'Lo vedi - gli ho fatto notare - questo dimostra che non c'è alcun pregiudizio da parte della Cisl. Basta rapportarsi di più con il sindacato, e magari certe cose si possono evitare'. A questo punto Brunetta ha concluso la conversazione dicendomi: 'Vaffanculo tu e il sindacato'. Erano presenti due giornalisti di Brescia. Io li ho pregati di non scrivere sul giornale quello che avevano sentito, ma loro l'hanno scritto lo stesso. Perciò il giorno dopo ho diffuso una lettera aperta in cui esprimevo la mia opinione sul ministro e i suoi comportamenti".
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venerdì 22 maggio 2009
Gli aumenti della sanità, contratto 2008-2009
Ecco la tabella con gli aumenti e gli arretrati previsti dal nuovo contratto della sanità 2008-2009.
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La bozza di accordo è stato firmato dall'Aran e dai sindacati (Cgil inclusa) la scorsa settimana. Se tutto si svolgerà normalmente, entro due mesi il contratto dovrebbe entrare in vigore, quindi l'aumento dovrebbe scattare presumibilmente dalla busta paga di agosto. C'è da dire però che il ministro Brunetta non ha gradito questo accordo (da lui giudicato troppo generoso) e sta contestando l'operato dell'Aran. Questo potrebbe comportare qualche ritardo nella procedura.
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La bozza di accordo è stato firmato dall'Aran e dai sindacati (Cgil inclusa) la scorsa settimana. Se tutto si svolgerà normalmente, entro due mesi il contratto dovrebbe entrare in vigore, quindi l'aumento dovrebbe scattare presumibilmente dalla busta paga di agosto. C'è da dire però che il ministro Brunetta non ha gradito questo accordo (da lui giudicato troppo generoso) e sta contestando l'operato dell'Aran. Questo potrebbe comportare qualche ritardo nella procedura.
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Clamoroso: anche Brunetta dorme
La notizia l'abbiamo letta oggi su "La Stampa" di Torino: anche Brunetta dorme. L'evento straordinario, documentato da uno scatto fotografico, si è verificato giovedì durante l'Assemblea della Confindustria. Secondo il giornalista Mattia Feltri, il ministro si sarebbe addormentato proprio mentre parlava Silvio Berlusconi; ma il particolare non ha ancora avuto conferme ufficiali, e suona più che altro come una malignità.
Noi invece vogliamo aggiungere un nostro sincero apprezzamento per l'accaduto. Renato Brunetta finora aveva sempre interpretato il personaggio dell'uomo dinamico e pieno di energia, quello che frusta i suoi diretti collaboratori se non corrono abbastanza, che sgrida i giornalisti quando arrivano in ritardo alle conferenze stampa, uno che non perde tempo e non ammette le perdite di tempo altrui. Il suo piglio energico è servito a produrre norme di legge e comunicati stampa in quantità industriale, guadagnandogli il titolo di ministro più attivo della storia della Repubblica. Ma francamente ce lo aveva reso anche un tantino antipatico.
Ora abbiamo avuto la possibilità di vedere con i nostri occhi il lato umano del ministro Brunetta. Di questo dobbiamo essere grati alla prontezza di riflessi di un fotografo, e alla comodità delle poltrone dell'Auditorium di Roma.
Ecco il testo ufficiale del decreto (e la Cisl rifà pace con Brunetta)
Sono passati un po' di giorni dall'ultimo post, e chi ha letto i giornali sa che cosa è successo nel frattempo. Dopo una lunga trattativa con gli altri ministeri (in particolare con il Tesoro di Tremonti), Brunetta è riuscito a chiudere il testo del suo decreto, modificandolo in diversi punti. Le modifiche, che poi esamineremo, sono più o meno quelle che avevamo già annunciato. Inoltre il ministro ha promesso che, prima dell'entrata in vigore del provvedimento, ci sarà un incontro con i sindacati. Sulla base di questo impegno, e dei cambiamenti al testo, la posizione della Cisl si è nuovamente ammorbidita.
Brunetta è tornato a essere "l'amico Renato", i dipendenti pubblici cislini gli hanno riservato una buona accoglienza al loro congresso di categoria (anche se ogni tanto è volato qualche fischio), Bonanni e Faverin hanno smesso di alzare la voce e si dichiarano soddisfatti. Insomma, tutto è tornato come prima, se non fosse per una novità: il contratto nazionale della sanità firmato da tutti i sindacati Cgil compresa. Ne parleremo nel prossimo post.
Ma vediamo adesso che cosa è cambiato nel decreto Brunetta dopo le correzioni apportate.
Il 25-50-25. Il meccanismo che obbliga le amministrazioni a distribuire le risorse degli integrativi in modo molto selettivo è stato smussato. Nelle singole amministrazioni sarà possibile applicare una ripartizione dei fondi meno drastica. Il sistema scritto nel testo finale del decreto è particolarmente complesso, semplificando potremmo riassumere così: si potrà allargare la platea della cosiddetta "fascia alta", cioè quelli che prendono il premio annuale massimo; allo stesso tempo si potrà ridurre la differenza economica fra il premio massimo e il premio per la "fascia media"; infine, sarà possibile attribuire un piccolo premio anche alla "fascia bassa" (i dipendenti giudicati più scarsi), anziché punirli con l'azzeramento totale del salario accessorio.
Tutto questo si potrà fare attraverso un accordo con i sindacati. E' chiaro però che, in mancanza di un'intesa, l'amministrazione è obbligata ad applicare il meccanismo standard previsto dalla legge: un quarto del personale con il 100% del premio, metà del personale con il 50% del premio, un quarto con lo 0%. I sindacati insomma saranno costretti a trattare e a cercare un accordo, altrimenti scatta la tagliola del 25-50-25.
Accorpamenti dei contratti. Come previsto, i dipendenti pubblici non contrattualizzati sono stati esclusi dall'accorpamento dei contratti e dalle altre norme che riguardano i sindacati. Polizia, forze armate, vigili del fuoco, corpo forestale conservano la loro autonomia.
La Presidenza. Il contratto autonomo della Presidenza del Consiglio probabilmente si salverà, non sarà accorpato a quello dei ministeri. Nell'ultimo capitolo del decreto, sotto il titolo "Norme finali e transitorie", c'è una frase molto significativa, anche se di lettura non semplicissima: si parla di "uno o più decreti" in cui si dovranno determinare "limiti e modalità di applicazione delle disposizioni [...] alla Presidenza del Consiglio", e si ricorda la "peculiarità del relativo ordinamento, che discende dagli articoli 92 e 95 della Costituzione". Traducendo in italiano, l'articolo si può interpretare cos^: Palazzo Chigi è un organo costituzionale e quindi deve avere un contratto a parte.
Gli insegnanti. Anche per il personale docente della scuola è prevista un'eccezione: a loro non si applicheranno le nuove regole sulla valutazione e sulla distribuzione dei premi di produttività. Ci vorrà un decreto a parte, e nelle decisioni dovrà essere coinvolta anche la Gelmini, ministro della Pubblica amministrazione.
Riguardo al contratto della Scuola, invece, il decreto per adesso conferma la decisione iniziale: deve essere accorpato a quello dei ministeri, delle agenzie e degli enti previdenziali. Stessa sorte per la Sanità, da unire al contratto degli enti locali. Ma è molto probabile che nella versione definitiva del provvetimento questi due comparti verranno salvati. Probabilmente la decisione sarà presa dopo che si sarà svolto il promesso incontro con i sindacati.
Brunetta è tornato a essere "l'amico Renato", i dipendenti pubblici cislini gli hanno riservato una buona accoglienza al loro congresso di categoria (anche se ogni tanto è volato qualche fischio), Bonanni e Faverin hanno smesso di alzare la voce e si dichiarano soddisfatti. Insomma, tutto è tornato come prima, se non fosse per una novità: il contratto nazionale della sanità firmato da tutti i sindacati Cgil compresa. Ne parleremo nel prossimo post.
Ma vediamo adesso che cosa è cambiato nel decreto Brunetta dopo le correzioni apportate.
Il 25-50-25. Il meccanismo che obbliga le amministrazioni a distribuire le risorse degli integrativi in modo molto selettivo è stato smussato. Nelle singole amministrazioni sarà possibile applicare una ripartizione dei fondi meno drastica. Il sistema scritto nel testo finale del decreto è particolarmente complesso, semplificando potremmo riassumere così: si potrà allargare la platea della cosiddetta "fascia alta", cioè quelli che prendono il premio annuale massimo; allo stesso tempo si potrà ridurre la differenza economica fra il premio massimo e il premio per la "fascia media"; infine, sarà possibile attribuire un piccolo premio anche alla "fascia bassa" (i dipendenti giudicati più scarsi), anziché punirli con l'azzeramento totale del salario accessorio.
Tutto questo si potrà fare attraverso un accordo con i sindacati. E' chiaro però che, in mancanza di un'intesa, l'amministrazione è obbligata ad applicare il meccanismo standard previsto dalla legge: un quarto del personale con il 100% del premio, metà del personale con il 50% del premio, un quarto con lo 0%. I sindacati insomma saranno costretti a trattare e a cercare un accordo, altrimenti scatta la tagliola del 25-50-25.
Accorpamenti dei contratti. Come previsto, i dipendenti pubblici non contrattualizzati sono stati esclusi dall'accorpamento dei contratti e dalle altre norme che riguardano i sindacati. Polizia, forze armate, vigili del fuoco, corpo forestale conservano la loro autonomia.
La Presidenza. Il contratto autonomo della Presidenza del Consiglio probabilmente si salverà, non sarà accorpato a quello dei ministeri. Nell'ultimo capitolo del decreto, sotto il titolo "Norme finali e transitorie", c'è una frase molto significativa, anche se di lettura non semplicissima: si parla di "uno o più decreti" in cui si dovranno determinare "limiti e modalità di applicazione delle disposizioni [...] alla Presidenza del Consiglio", e si ricorda la "peculiarità del relativo ordinamento, che discende dagli articoli 92 e 95 della Costituzione". Traducendo in italiano, l'articolo si può interpretare cos^: Palazzo Chigi è un organo costituzionale e quindi deve avere un contratto a parte.
Gli insegnanti. Anche per il personale docente della scuola è prevista un'eccezione: a loro non si applicheranno le nuove regole sulla valutazione e sulla distribuzione dei premi di produttività. Ci vorrà un decreto a parte, e nelle decisioni dovrà essere coinvolta anche la Gelmini, ministro della Pubblica amministrazione.
Riguardo al contratto della Scuola, invece, il decreto per adesso conferma la decisione iniziale: deve essere accorpato a quello dei ministeri, delle agenzie e degli enti previdenziali. Stessa sorte per la Sanità, da unire al contratto degli enti locali. Ma è molto probabile che nella versione definitiva del provvetimento questi due comparti verranno salvati. Probabilmente la decisione sarà presa dopo che si sarà svolto il promesso incontro con i sindacati.
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