Questa ci mancava. Ieri chi ha avuto la disgrazia di passare la domenica davanti alla tv si è beccato un angosciante dibattito televisivo sul tema "quei fannulloni dei dipendenti pubblici". I raffinati analisti chiamati ad esaminare il tema erano nientemeno che: Alba Parietti, Iva Zanicchi, Vittorio Sgarbi, Michele Cucuzza e Paolo Villaggio (in quanto Fantozzi). Moderatore Massimo Giletti, che però ha moderato per modo di dire, anzi il più accanito accusatore dei lavoratori pubblici è sembrato proprio lui. Non poteva mancare il ministro Brunetta, che però si è guardato bene dallo scendere nell'arena: ha invece risposto alle incalzanti (sempre si fa per dire) domande di Giletti in un'intervista registrata. In studio c'erano invece due sindacalisti - Carlo Podda della Cgil e Giovanni Faverin della Cisl - chiamati a portare la voce dei dipendenti, ma la loro voce si è potuta sentire poco, coperta dalle urla e dalla furia degli interlocutori.
Il più concitato di tutti era un signore in mezzo al pubblico che in realtà non era uno spettatore né una comparsa: era Klaus Davi, uno che di mestiere non si è mai capito bene cosa faccia ma che comunque gestisce un'agenzia di marketing, vende ricerche di mercato e consulenze d'immagine, partecipa a una settantina di programmi televisivi e scrive pure su una decina di giornali. A Domenica In è un ospite fisso.
Davi, che evidentemente si era preparato e aveva studiato bene la materia, ha ripetuto più volte il seguente argomento: "Il personale pubblico in Italia costa 46 miliardi più che in Germania!" Il dato è privo di fondamento, naturalmente. La spesa per il personale pubblico tedesco supera quella italiana di circa 4 miliardi.
(Semmai Davi avrebbe potuto segnalare che la spesa per il pubblico impiego in rapporto al Pil è molto più bassa in Germania che in Italia; ma sarebbe stato un concetto troppo sofisticato per il pubblico della Domenica pomeriggio).
E' facile immaginare come l'opinionista abbia potuto cadere nell'errore: probabilmente non ha confrontato i costi dell'intera pubblica amministrazione, ma solo quelli dei rispettivi Stati centrali. Se il confronto si fa così, la Germania - che è un paese federale - risulta quasi priva di dipendenti pubblici: il 90% del personale lavora negli enti locali.
Come sempre succede con questi dibattiti da salotto televisivo, alla fine rimane l'eco di un grande frastuono privo di significato. Mezzora di parole che nella testa del telespettatore non lasciano neanche una minima traccia di informazione, soltanto una sensazione di disgusto.
Per il dipendente pubblico che ha assistito alla scena, l'unica consolazione è che prima o poi tutto questo passerà. In Italia tutto passa prima o poi. L'inedita luce mediatica che ha investito il pubblico impiego negli ultimi mesi si smorzerà, e le amministrazioni torneranno ad essere protette dalla solita cappa oscura forse noiosa, forse avvilente, ma sempre meglio di questo pericoloso delirio collettivo.
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