sabato 11 ottobre 2008

Palazzo Chigi, i tornelli, e i comunicati della Snaprecom

Da lunedì alla Presidenza del Consiglio saranno messi in funzione i tornelli e gli strumenti per la registrazione elettronica degli ingressi. La novità era stata decisa e avviata dal governo Prodi poco prima di lasciare Palazzo Chigi, ora il governo Berlusconi la porta a compimento.
Sulla notizia ho scritto un articolo sul Messaggero di ieri. Oggi però ho ricevuto una telefonata dal segretario dello Snaprecom, il sindacato più rappresentativo alla Presidenza. (Non ne riporto il nome non per cattiveria, ma perché non me lo ricordo: non ho fatto in tempo ad appuntarmelo, e non posso chiederlo all'interessato perché non mi ha voluto lasciare il numero di telefono).

Nell'articolo ho raccontato come in passato lo Snaprecom avesse contestato duramente la decisione di riattivare i controlli sulle presenze. A quella protesta avevo anche dedicato un altro articolo sul Messaggero del 4 maggio scorso, riferendomi in particolare a un volantino distribuito da quel sindacato.

Ora però lo Snaprecom contesta i miei resoconti, accusandomi di aver travisato il significato del loro documento. A quanto pare, loro non erano affatto contrari all'utilizzo dei tornelli. Sono andato a rileggermi il volantino. In tutta onestà, non mi sembra di aver capito male: in quella pagina ho ritrovato un lungo e pesante atto d'accusa contro il comportamento dell'allora segretario generale Carlo Malinconico. Il testo si concludeva con una sorta di richiamo alla battaglia: "Cari colleghi, nel caso in specie, invitarvi alla semplice meditazione forse non basta: bisogna fare qualcosa di più…"

Ma ovviamente potrei sbagliarmi. Se qualcuno fosse interessato a capire chi ha ragione può andarsi a leggere il comunicato originale dello Snaprecom. Inoltre resto a disposizione dei sindacalisti della Presidenza per raccogliere le loro critiche e le loro osservazioni. Per i motivi che ho già spiegato, non posso chiamarli io. Sono costretto ad attendere una nuova telefonata. Ma può andare benissimo anche un'email.

5 commenti:

Za-la-mort ha detto...

Io mi domando quale sia il problema coi tornelli? A parte che si può sempre negoziare qualche minuto di tolleranza per prendersi un caffè al bar, se all'interno non ce n'è uno in gestione. Dove lavoro io i tornelli verranno attivati presto: negli passati, per scelta dell'amministrazione, sono stati tenuti aperti perché eravamo spacchettati su quattro sedi sparse intorno alla Stazione Termini. Oggi, con la sede unica ha senso ovviamente attivare i varchi. Embè? Che c'è di strano? Si viene pagati per lavorare, ci comprano il tempo che stiamo in ufficio, mica ci stiamo gratis et amore dei. A me sembre che, sia da una parte, che dall'altra, sia in atto una forma di impazzimento generale in termini lassisti e vessatori, a seconda di chi sbraita al momento, quando la rilevazione automatica delle presenze è un fatto normale e sancito, fra l'altro, dai CCNL vigenti. I problemi mi sembra siano altri, non i tornelli. Colpisce che la gente non si lamenti delle basse retribuzioni o della scarsa professionalizzazione, forse perché molti si fanno il secondo lavoro in nero, complici i tornelli aperti. Forse chiudendoli e riducendo le entrate extra si contribuirà a riportare l'attenzione dei colleghi sul problema di fondo: che 1350 euro al mese sono pochi per campare, a meno che non si faccia il doppio lavoro.

Anonimo ha detto...

Egregio dottor Piovani,
sono capitato per caso sul suo blog e ho avuto modo di leggere la descrizione della nostra chiacchierata telefonica.
Capisco che il resoconto di una telefonata è, per forza di cose, generalmente sommario; tuttavia ho l’impressione che nella circostanza la sua memoria sia stata forse un po’ troppo selettiva, ricordando solo ciò che desiderava ricordare. Non può ignorare infatti che al momento della telefonata si trovava in redazione decisamente pressato dal suo lavoro. E non mi sono affatto rifiutato di darle il numero di telefono, le ho anzi fornito l’indirizzo del sito web del Sindacato (www.snaprecom.it) dove avrebbe trovato comodamente tutti i numeri di telefono di cui aveva bisogno. Evidentemente non ha fatto in tempo ad annotarlo così come non è riuscito a memorizzare nome e cognome. Mi pare anche (e spero davvero di sbagliarmi) che abbia anche l’abitudine di estrapolare da un’informativa sindacale solo ciò che intende mettere in risalto e cioè non la nostra dura contestazione alla intera gestione del Prof. Carlo Malinconico, ma solo la vicenda tornelli, attribuendoci, tra l’altro, una posizione che non abbiamo mai espressa come si evince dal passo contenuto nella nostra informativa sindacale che le riportiamo per comodità di esposizione: “Ci spieghiamo meglio: nessuno nega che le rilevazioni elettroniche per l’entrata e l’uscita siano legittimi strumenti, di cui dispone e può valersi l’Amministrazione, tuttavia, essi debbono funzionare in un contesto operativo che deve tener conto di alcune circostanze”. Tesi confermata successivamente in tante altre nostre informative sindacali successive. Per convincersene le basterà dare un’occhiata al nostro sito web.
La nostra contestazione non era sui tornelli. Non potevamo allora e non possiamo adesso contestare il diritto dell’Amministrazione di controllare il personale utilizzando i mezzi che ritiene più opportuno. Ma nel momento in cui l’Amministrazione entra in questo tipo di logica ha il dovere di garantire al personale l’uniformità e l’efficacia della sua azione e tutte le misure di prevenzione e di protezione previste dalle leggi dello Stato; in particolare la Legge 626/94 prima e più recentemente il D.Lgs. 81/2008.
Sarebbe bastato interpellarci per capire quali fossero le reali motivazioni delle nostre proteste. Ma lei non ne ha evidentemente l’abitudine. Lo dimostra anche l’articolo pubblicato stamattina sulla sua testata in cui afferma, riferendosi ai tornelli e alle misure di sicurezza:“In questi mesi si sono dovuti fare interventi sugli immobili, per creare nuove uscite di sicurezza dove necessario ed essere in regola 626. Così adesso ha potuto inaugurare i tornelli.” Ma a quali lavori si riferisce? E quali sarebbero le strutture messe a norma? Abbiamo l’impressione che le fonti dalle quali ricava le sue notizie siano largamente imprecise. E forse farebbe meglio a controllare di persona. E poi, cosa c’entra la L. 626? Se mai il riferimento corretto è il Dlgs n. 81 dell’8 aprile 2008 che ha sostituito in toto la L. 626/94, inasprendone i contenuti e rendendo superata la documentazione relativa alla prevenzione e alla protezione fornita in precedenza dal datore di lavoro. Ma lei sembra ignorare anche questo e mi domando se è normale per lei tanta imprecisione.
E non basta, con il suo consueto stile aggiunge: ”A questa motivazione ufficiale bisogna aggiungerne però un’altra più maliziosa:” per il personale della Presidenza gli straordinari rappresentano una voce importante della busta paga (a differenza che nelle altre amministrazioni dello stato dove ormai sono una parte del reddito. Una registrazione rigida delle presenze potrebbe costare a qualcuno una forte riduzione di stipendio.” facendo credere al lettore di chissà quali nefandezze si macchiano i dipendenti della Pcm. Ma chi le racconta queste imbecillità che sul suo giornale assurgono poi a rango di notizie? Tutto sommato, non ha molta importanza conoscere le sue fonti; tuttavia non possiamo non rilevare, ancora una volta, la sua scarsa propensione all’approfondimento dei fatti. E siamo ancora convinti che lei sia in buona fede. Cosa dire infine? Avevamo già scritto al suo Direttore per chiedere una formale smentita in occasione della sua personale lettura della nostra informativa sindacale. Ma evidentemente non siamo degni di una risposta e tantomeno di una smentita. Per il futuro la invitiamo a documentarsi meglio quando si occupa della Presidenza del Consiglio e, soprattutto, le saremmo veramente grati se non interpretasse il pensiero altrui. Da parte nostra, se riterrà opportuno interpellarci sulle problematiche della Pcm, troverà sempre interlocutori piuttosto attenti.E sempre in buona fede. Cogliamo l’occasione per augurarle buon lavoro e grande successo.
Fulvio Ferrazzano

Anonimo ha detto...

Per il signor Cosimo, benaltrista/brunettista. Magari i tornelli non sono un problema, forse ha ragione. Il problema, uno dei problemi, "ben altri problemi", sono (anche) quelli - troppi - che ragionano come Lei. Lo sanno anche i sassi, ed è ormai evidente in tutta l'azione di questo governo nei confronti della PA, che a fronte di un irrigidimento disciplinare tipicamente all'italiana - prima anarchia totale, a prescindere da meriti e demeriti, poi improvvisamente tutti in galera, a prescindere da meriti e demeriti: l'importante è fare demagogia e prendersi gli applausi dell'elettorato cannibale - non c'è e non ci sarà alcuna riflessione sui miseri 1350 euro al mese (a proposito, beato Lei: io non arrivo neanche a quella cifra) coi quali il dipendente pubblico deve campare. Anzi, a dire il vero forse una riflessione c'è stata, e di sicuro non va nel senso da Lei e da me auspicato. Non ha sentito Brunetta? Gli insegnanti guadagnano troppo. 1300 euro al mese, signor Cosimo, per questo governo sono troppi se a percepirli è un dipendente pubblico. Quindi se Lei spera che insieme ai tornelli arrivino anche più soldi, beh, guardi, ognuno nella vita si illude come crede. In compenso rompiamo le scatole coi tornelli al poveretto che arrotonda lo stipendiuccio da fame con un secondo lavoretto. Perché sono quelli che rovinano l'Italia. Come no.

Pietro Piovani ha detto...

Mi piacerebbe rispondere punto per punto ai commenti del dottor Ferrazzano. Ma temo che la nostra polemica diventerebbe più lunga, astrusa e noiosa di una circolare ministeriale. Mi limiterò dunque a qualche breve osservazione.

Il dottor Ferrazzano si è molto arrabbiato perché ho scritto sul Messaggero che il suo sindacato, lo Snaprecom, sei mesi fa ha protestato contro l’attivazione dei tornelli a Palazzo Chigi. Io non ho fatto altro che raccogliere quanto lo Snaprecom aveva scritto in un documento ufficiale. Un documento in cui si rispondeva con molta animosità alla decisione di attivare i controlli elettronici. La critica all’amministrazione si trovava già nel titolo: “MORALIZZARE… NECESSE EST?!?” Francamente, non mi sembrava che ci fosse la possibilità di equivocare. I lettori interessati potranno giudicare da soli, se avranno la pazienza di leggersi l’intero volantino che ho già linkato nel mio post.

Ma il dottor Ferrazzano crede che io abbia interpretato male, e sostiene che prima di scrivere avrei dovuto chiamarlo per capire le “reali motivazioni” della protesta. Sostiene anche che, per sapere come lui la pensa, dovrei essere “così gentile” da chiederglielo. Bene, in futuro farò così. Mi viene però da chiedere: allora i vostri documenti che li scrivete a fare? I vostri volantini hanno bisogno di spiegazioni supplementari? Forse nei volantini dello Snaprecom ci sono scritte cose che lo Snaprecom stesso non condivide? Il dottor Ferrazzano mi invita a “non interpretare il pensiero altrui”. Purtroppo non lo posso accontentare: il mestiere di giornalista consiste proprio nell’interpretare quello che gli altri dicono e fanno. L’importante è farlo sempre con imparzialità, cioè senza essere condizionato da interessi personali.

In compenso posso accogliere un’altra obiezione del dottor Ferrazzano. Mi riferisco a quell’affermazione che io nel mio articolo avevo definito “maliziosa”, e che il dottor Ferrazzano più brutalmente definisce una “imbecillità”. Devo dare ragione al mio interlocutore: la malizia è sempre una cosa brutta. Non bisognerebbe mai fare illazioni, né suggerire malignità con il dire e il non dire. Chiedo scusa. Per accontentare Ferrazzano allora voglio limitarmi a riportare i fatti, senza aggiungere commenti faziosi e fuorvianti.
Primo fatto: la Presidenza del Consiglio è l’unica amministrazione statale dove si possono guadagnare cifre interessanti con gli straordinari.
Secondo fatto: la Presidenza del Consiglio fino al mese scorso non aveva ancora un sistema automatico per controllare la presenza dei dipendenti in ufficio.
Terzo fatto: quando è stata annunciata l'attivazione dei controlli elettronici, lo Snaprecom ha pubblicato il volantino di cui sopra.
Questi sono i fatti. Ai lettori il compito di giudicare.

Za-la-mort ha detto...

Gentile anonimo,
sarebbe bello se lei ci omaggiasse del suo nome, ma facciamo di necessità virtù. La stupirà sapere che sono un dipendente pubblico, faccio il sindacalista (in azienda e senza distacco) e i 1350 euro al mese sono il "fisso", se ci sommiamo produttività, ticket e straordinari sforo i duemila di parecchio. E come me li sforano almeno sessantamila dipendenti del comparto enti pubblici non economici. O almeno li sforavano sino alla legge 133. Il fatto che lei si senta tanto colpito dal mio commento tradisce bene la cultura di questo paese: arrangiarsi. Arrangiarsi col secondo lavoro, illegale, arrangiarsi sottraendo tempo lavorativo(pagato dai contribuenti), magari per pagare le bollette alla posta o per farsi un taglio dal barbiere, cose che ho visto frequentissimamente, tutto, ma arrangiarsi. Tanto il primo lavoro, quello "ufficiale", ha la funzione di garantire una specie di congrua minima da integrare altrove e, pertanto, non v'è utilità alcuna nell'impegnarsi in una qualsivoglia iniziativa di lotta e opposizione al Brunetta di turno. Bisogna andare a dare la tinta al salotto del cliente del pomeriggio, al nero ovviamente. Facile fare gli ipocriti senza firmarsi, tipico degli italiani: tutti fascisti il 7 settembre e tutti antifascisti o almeno non schierati li 9. Dovete stare in ufficio e dovete lavorare, portare a casa il risultato. In cambio occorre rivendicare un salario degno di questo nome, certamente, ma finchè le frange di gente che s'arrangia saranno così diffuse (e ci sono molti modi di arrangiarsi anche dentro all'ufficio, magari anche con risvolti penali) nessuno avrà interesse a muoversi davvero, ma tutti, ciascuno singolarmente, metteranno in essere nuove strategie, nuovi escamotage, nuovi trucchi. Per la gioia di Brunetta, del quale chi si arrangia è soltanto l'altra faccia.