Dopo un primo accenno al programma di Berlusconi, bisognerebbe parlare di quello del Partito democratico. Non tanto dei contenuti, perché quelli li conosceremo nel dettaglio sabato prossimo, quanto degli autori.
Walter Veltroni ha affidato il compito di compilare il programma del suo partito al senatore Enrico Morando. Il quale si è affidato a una serie di consulenti. Fra questi, ci sono alcune vecchie conoscenze dei dipendenti pubblici.
Per esempio, l'ex presidente dell'Aran Carlo Dell'Aringa. Oppure Nicola Rossi, economista che negli ultimi anni ha assunto posizioni non sempre gradite ai sindacati del settore pubblico.
Fra gli esperti ascoltati da Morando c'è anche Pietro Ichino, quello che ha ingaggiato una sfida quasi personale con i terribili "fannulloni" del pubblico impiego. Non solo, ma gira voce che il professor Ichino potrebbe addirittura essere candidato dal Pd in Lombardia.
A leggere questi nomi, i dipendenti pubblici potrebbero forse avvertire l'istinto di mettersi in fila già oggi fuori dal seggio elettorale per votare Berlusconi. In realtà non dovrebbero preoccuparsi più di tanto. Se Veltroni vuole provare a vincere le elezioni (o perlomeno a pareggiarle) non può mica presentarsi agli italiani promettendo di licenziare la metà degli statali e di bloccare lo stipendio all'altra metà. Potete scommetterci: il programma del Pd prevederà di ridurre la spesa per il personale pubblico ma anche di aumentare il numero dei dipendenti e i loro stipendi.
Per adesso, nella sua prima uscita a "Porta a porta", Veltroni si è limitato a ipotizzare interventi abbastanza sopportabili (e abbastanza sensati):
- primo, abolire le province dove ci sono le aree metropolitane, cioè le province di Roma e Milano;
- secondo, accorpare i comuni che hanno meno di 500 abitanti.
Come da slogan: si può fare.
mercoledì 13 febbraio 2008
Il programma di Veltroni
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