martedì 5 febbraio 2008

Quanto sono cresciuti gli stipendi

Oggi il presidente della Corte dei conti ha lamentato "l'inadeguatezza della politica dei redditi nel settore pubblico". Voleva dire che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono troppo bassi? No, al contrario, che sono cresciuti troppo. "La dinamica delle retribuzioni - si legge nel testo del discorso - supera sistematicamente gli obiettivi programmatici di volta in volta prefissati".
Il povero dipendente pubblico è disorientato. Ma la Banca d'Italia non aveva detto, appena una settimana fa, che in Italia le buste paga sono ferme da sei anni? Possibile che gli unici ad arricchirsi siano stati i lavoratori delle amministrazioni statali e locali?
Ovviamente, le cose non stanno così. Vediamo di capirci qualcosa.

Innanzitutto, la Banca d'Italia non ha affatto sostenuto che gli stipendi degli italiani sono "fermi" da sei anni. Il discorso sarebbe lungo, e chi volesse approfondirlo può farsi una cultura consultando il sito di Luca Cifoni. In estrema sintesi, basti sapere che lo studio della Banca d'Italia ha registrato una crescita dei redditi familiari pari a circa l'1% al netto dell'inflazione. Per essere più espliciti, in sei anni le buste paga sono aumentate all'incirca del 18% e su per giù lo stesso hanno fatto i prezzi al consumo.

Detto questo, come sono andate le cose per i dipendenti pubblici? I loro stipendi sono cresciuti più o meno di quelli dei privati? Gli studi più attendibili in materia sono quelli compiuti dall'Aran. In questa tabella si può vedere come sono andate le cose fra il 1997 e il 2006 (anche i rapporti della Banca d'Italia e della Corte dei Conti sono aggiornati a due anni fa). La tabella non è di facile lettura, ma si può tradurre in parole povere così: nell'arco di quasi un decennio, gli aumenti previsti dai contratti nazionali del pubblico impiego sono andati di pari passo con l'inflazione; invece sono stati ben più sostanziosi gli aumenti medi ottenuti dai lavoratori privati e soprattutto da quella parte di dipendenti pubblici che non hanno contratto nazionale (cioè militari e polizia).

Se così stanno le cose, come si spiega allora la denuncia della Corte dei conti? Nel suo discorso il presidente della Corte dice semplicemente che la spesa complessiva per il personale ogni anno supera gli obiettivi prefissati dai governi. Questo in effetti è vero, e dipende da vari motivi. Per esempio, dal fatto che i vincoli alle assunzioni vengono aggirati assumendo precari o ricorrendo ad altri trucchi. Inoltre la spesa complessiva per gli stipendi aumenta perché, oltre agli aumenti dei contratti nazionali, ci sono gli avanzamenti di carriera. Negli ultimi anni centinaia di migliaia, anzi milioni di dipendenti pubblici hanno ottenuto una promozione, e quindi un ulteriore aumento di stipendio. Come l'Aran ha più volte registrato, la crescita delle "retribuzioni di fatto" da qualche tempo è molto più alta dell'inflazione.

Insomma, gli unici dipendenti pubblici che hanno davvero il diritto di lamentarsi sono quelli che non hanno beneficiato delle cosiddette "riqualificazioni professionali". Per gli altri nell'ultimo decennio non è andata poi così male.

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