giovedì 22 maggio 2008

Un altro "fattoide": il 6 politico al dipartimento Sviluppo

Questo sito è nato per diffondere notizie che non si possono trovare altrove. Invece negli ultimi tempi è diventato un luogo dove si smentiscono le notizie pubblicate da altri. La stampa italiana sta dedicando grande attenzione al pubblico impiego, e l'attenzione della stampa produce tutto tranne che informazione.

Prendete il Corriere della sera di ieri, mercoledì 21 maggio. A pagina 25 c'è un lungo articolo sulla falsa meritocrazia dei dirigenti pubblici che si attribuiscono i premi da soli, e fino a qui tutto bene. Poi, verso la fine dell'articolo, si legge: "Al ministero dello Sviluppo, se ogni funzionario può essere valutato da un minimo di 3 a un massimo di 9, c'è un accordo sindacale che prevede che la media dei voti non possa essere inferiore a 6". E' una notizia che i due autori dell'articolo riprendono da un precedente intervento pubblicato qualche giorno prima dall'economista Nicola Rossi.

Ma un lettore che avesse la pazienza di sfogliare il giornale fino alla pagina 37, troverebbe una bella sorpresa. Nella rubrica "Interventi e repliche", compare una lettera di Carlo Sappino, capo del dipartimento Sviluppo e coesione, cioè il dipartimento a cui si riferivano le critiche di Nicola Rossi. Con grande educazione, e direi con un certo stile, il dottor Sappino smentisce seccamente la notizia:
"Non è vero che nella valutazione dei funzionari 'non ci sarà nessun 9 e nessun 3'. I 9, pochi, ci sono; i 3, un po' di più, anche. E oltre il 30 per cento dei dipendenti sono risultati al di sotto della sufficienza. Nessun '6 politico', quindi".

Insomma, il Corriere nega a pagina 37 quello che ha scritto a pagina 25. La smentita più veloce della storia del giornalismo.

Sono pronto a scommettere che nei prossimi giorni qualcun altro rilancerà la falsa notizia del 6 politico allo Sviluppo, che a quel punto diventerà una verità incontestabile. Così nascono i fattoidi, cioè quei fatti che non sono mai successi ma che a forza di essere ripetuti da giornali e tv si affermano come veri.

Ha scritto Mark Twain: "Una bugia può fare il giro del mondo nel tempo che la verità impiega ad allacciarsi le scarpe".

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