E' sabato. L'agenzia di stampa Ansa lancia la notizia: "Licenziato fannullone, Padova anticipa Brunetta". Il fatto consisterebbe nel licenziamento di un dipendente comunale per assenze ingiustificate e altri comportamenti riprovevoli, fra cui l'abitudine di addormentarsi in ufficio durante l'orario di lavoro. Questo evento sarebbe - pensate un po' - un'anticipazione del "disegno di legge anti-fannulloni" che il ministro Brunetta avrebbe in preparazione per le prossime settimane.
La notizia dell'Ansa è stata ripresa ieri da tutti i siti e oggi da quasi tutti i quotidiani.
Come abbiamo già segnalato più volte, i licenziamenti nelle amministrazioni pubbliche avvengono magari non di frequente, ma neanche così di rado. E avvengono da anni, perlomeno da quando il rapporto di lavoro è stato privatizzato, cioè quindici anni fa.
Eppure ogni tanto un giornale si sveglia e urla lo scoop in prima pagina: "Per la prima volta un dipendente pubblico perde il posto!".
Negli articoli di ieri e di oggi la contraddizione è ancora più evidente, perché accanto alla storia del dormiglione vengono presentati anche altri episodi simili avvenuti negli ultimi giorni in tutta Italia. Ma se sono già state mandate a casa tante persone, come si può dire che questo licenziamento è il primo?
Il resoconto più bello l'abbiamo letto su Repubblica.it. Il pezzo si concludeva con il caso di "un postino di una ditta di recapiti espresso, al suo primo giorno di lavoro dopo una vita da precario", che "è stato sorpreso a scaricare la posta nel cassonetto della raccolta differenziata". A occhio e croce, direi che un portalettere assunto da una ditta di recapiti è un dipendente di un'azienda privata. Che cosa c'entrano allora i dipendenti pubblici?
Evidentemente nella categoria dello statale fannullone si fa rientrare ormai qualunque lavoratore italiano che non compia il suo dovere.
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